Isla de las muñecas
( Isola delle bambole )L'isola delle bambole (in spagnolo Isla de las muñecas) è una chinampa della laguna di Tequila, nei canali di Xochimilco, a sud di Città del Messico. È nota soprattutto per la presenza di oltre 2500 bambole di varie fogge, molte delle quali prive di uno o più arti e in pessime condizioni, appese ad alberi e travi. Secondo una superstizione, il suo vecchio custode, Julián Santana Barrera, morto nel 2001, avrebbe iniziato a raccogliere fantocci per placare lo spirito di una giovane annegata nelle acque del luogo, senza però riuscirci. A causa della sua natura e storia tetre e bizzarre, l'isola delle bambole viene considerata uno dei luoghi più spaventosi del pianeta ed è una meta apprezzata dagli appassionati del cosiddetto turismo nero.
Le prime bambole apparvero negli anni cinquanta quando don Julián Santana Barrera, ostracizzato dalla gente del posto per le sue predicazioni religiose, decise di vivere in totale isolamento lasciando la moglie e i figli.[1] Nel corso dei cinquant'anni seguenti, Barrera appese in vari punti della sua abitazione e della palude quante più bambole riusciva a raccogliere, barattando i suoi ortaggi o recuperando quelle abbandonate sul posto. Barrera giunse a possedere oltre 2500 bambole.[2] Nel 1943 il regista messicano Emilio Fernández girò nell'isola il film La vergine indiana, contribuendo così a darle un primo momento di notorietà.[3][4]
Dopo la morte di Barrera, avvenuta nel 2001 all'età di ottant'anni, i familiari trasformarono il luogo in attrazione turistica. L'isola delle bambole è meta prediletta degli appassionati del macabro[5] e numerose riviste le hanno dedicato articoli incentrati sulla sua natura bizzarra. Sull'argomento sono stati anche girati dei documentari.[6]
Stando a quanto dichiarato nel 2022 dal Guinness dei primati, l'isola vanta la più grande collezione di "bambole spettrali" del mondo.[7]
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