Certosa di Pavia

La Certosa di Pavia (Gratiarum Carthusia - Monastero di Santa Maria delle Grazie) è un complesso monumentale storico che comprende un monastero e un santuario. Si trova nel comune omonimo di Certosa di Pavia, località distante circa otto chilometri a nord del capoluogo di provincia.

Edificata alla fine del XIV secolo per volere di Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano, in adempimento al voto della consorte Caterina dell'8 gennaio 1390 e come mausoleo sepolcrale della dinastia milanese, fu completata in circa 50 anni e assomma in sé diversi stili, dal tardo-gotico italiano al rinascimentale, e vanta apporti architetturali e artistici di diversi maestri del tempo, da Bernardo da Venezia, il suo progettista originario insieme a Marco Solari e Giacomo da Campione, a Giovanni Solari e suo figlio Guiniforte, Giovanni Antonio Amadeo, Cristoforo Lombardo e altri.

Originariamente affidata alla comunità certosina, poi a quella cistercense e, per un breve periodo, a...Leggi tutto

La Certosa di Pavia (Gratiarum Carthusia - Monastero di Santa Maria delle Grazie) è un complesso monumentale storico che comprende un monastero e un santuario. Si trova nel comune omonimo di Certosa di Pavia, località distante circa otto chilometri a nord del capoluogo di provincia.

Edificata alla fine del XIV secolo per volere di Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano, in adempimento al voto della consorte Caterina dell'8 gennaio 1390 e come mausoleo sepolcrale della dinastia milanese, fu completata in circa 50 anni e assomma in sé diversi stili, dal tardo-gotico italiano al rinascimentale, e vanta apporti architetturali e artistici di diversi maestri del tempo, da Bernardo da Venezia, il suo progettista originario insieme a Marco Solari e Giacomo da Campione, a Giovanni Solari e suo figlio Guiniforte, Giovanni Antonio Amadeo, Cristoforo Lombardo e altri.

Originariamente affidata alla comunità certosina, poi a quella cistercense e, per un breve periodo, anche a quella benedettina, dopo l'unificazione del Regno d'Italia, la Certosa fu dichiarata nel 1866 monumento nazionale e acquisita tra le proprietà del demanio dello Stato italiano, così come tutti i beni artistici ed ecclesiastici in essa contenuti; dal 1968 ospita una piccola comunità monastica cistercense.

Altri edifici che fanno parte del complesso monumentale ospitano la sede del Museo della Certosa di Pavia e la locale stazione dei Carabinieri.

La costruzione della Certosa di Pavia fu iniziata da Gian Galeazzo Visconti,[1] Duca di Milano, che il 27 agosto 1396 poneva la prima pietra della Certosa[2]. Dopo l'investitura a Duca, pagata diecimila fiorini all'imperatore Venceslao di Lussemburgo nel 1395, e l'impulso dato nel 1386 alla costruzione del Duomo di Milano, anche l'erezione di questo monumento, per il quale il Visconti avrebbe speso somme ingentissime, rappresentava uno strumento di autorità e prestigio che gareggiava con le altre corti italiane del tempo. In esso avrebbe dovuto essere collocata anche la tomba monumentale del Duca, per la quale lasciò precise disposizioni testamentarie solo in parte adempiute quasi un secolo dopo la sua morte.

La Certosa è anche frutto delle tensioni create dalle nuove aspirazioni e dagli ideali politici, ormai orientati in senso monarchico, di Gian Galeazzo. Nel 1385, Gian Galeazzo con colpo di Stato depose lo zio Bernabò e riunificò sotto di sé i domini viscontei, tuttavia il nuovo signore di Milano, come già il padre Galeazzo II[3], risiedeva e manteneva la sua corte a Pavia, richiamando così la memoria (della quale intendeva esserne erede) dei re longobardi e del regno Italico che nel palazzo Reale di Pavia avevano posto il centro della loro regalità[4][5]. Nel 1386, volendo rimarcare la propria centralità messa in dubbio dalle scelte del signore, il popolo di Milano decise di edificare una nuova costruzione: il Duomo di Milano. Tuttavia i rapporti tra Gian Galeazzo e i vertici della fabbrica (scelti dai cittadini di Milano) furono spesso tesi: il signore intendeva trasformare il duomo nel pantheon della dinastia, inserendo nella parte centrale della cattedrale il monumento funebre del padre Galeazzo II e ciò trovò la forte opposizione sia della fabbrica sia dei milanesi, che volevano rimarcare la loro autonomia. Ne nacque uno scontro, che costrinse Gian Galeazzo a decidere (forse ispirato da quanto aveva da poco realizzato Filippo II di Borgogna con la certosa di Champmol) la fondazione di un nuovo cantiere destinato esclusivamente alla dinastia viscontea: la Certosa di Pavia, alla quale, senza scrupolo, destinò a più riprese molti dipendenti della fabbrica del Duomo, anche di alto livello, come Giacomo da Campione o Giovannino de' Grassi. Nelle intenzioni del duca il Duomo era la chiesa dei nobili, del popolo, delle corporazioni artigianali e mercantili di Milano, la Certosa doveva essere invece l’espressione di una nuova forma statuale: il Ducato[6].

Il Parco Visconteo, la Certosa confina con il muro settentrionale del Parco. 
Il Parco Visconteo, la Certosa confina con il muro settentrionale del Parco.
Benedetto Briosco, Gian Galeazzo Visconti posa la prima pietra della Certosa, rilievo del portale della chiesa. 
Benedetto Briosco, Gian Galeazzo Visconti posa la prima pietra della Certosa, rilievo del portale della chiesa.
La Certosa vista dalle mura che la separano dalla campagna circostante. 
La Certosa vista dalle mura che la separano dalla campagna circostante.
Il vestibolo del monastero. 
Il vestibolo del monastero.
Collocazione geografica
  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco Visconteo, Castello Visconteo (Pavia) e Castello di Mirabello.

Il monastero sorge a margine dell'antica strada romana che collegava Pavia a Milano (via Mediolanum-Ticinum), una zona molto fertile, attraversata da numerosi canali e corsi d'acqua, in età comunale ricca di insediamenti, mulini, aziende agricole fortificate e castelli. Dopo la conquista viscontea di Pavia (1359), la costruzione del Castello visconteo, dove Galeazzo II trasferì la sua corte nel 1365, e la creazione del grande Parco Visconteo (che si estendeva per oltre 22 km²) a nord della città, l'assetto dell'area venne profondamente stravolto: diversi castelli (come il castello di Mirabello) vennero espropriati dai Visconti, alcuni di essi furono demoliti, l'antica strada romana fu deviata e l'area racchiusa all'interno del perimetro del parco fu esclusivamente riservata ai Visconti e alla loro corte[7]. In origine la posizione del monastero coincideva con il margine nord del Parco Visconteo del Castello di Pavia, di cui oggi resta solo una traccia nel Parco della Vernavola nei pressi della Vernavola e nelle Garzaie della Carola e di Porta Chiossa, a nord di Pavia, che non sono però più collegate al castello e alla Certosa. È possibile osservare la rappresentazione di questo parco sul bassorilievo "Consacrazione della Certosa" posto nel portale d'ingresso della chiesa della Certosa dove si vedono i confini delimitati dalle mura, i boschi, i corsi d'acqua e gli edifici (tra i quali sono riconoscibili i castelli di Mirabello e di Pavia).
La posizione era strategica: a metà strada tra Milano, capitale del ducato, e Pavia, la seconda città per importanza, dove il duca era cresciuto e dove aveva sede la corte, nel Castello visconteo. Il luogo scelto per la fondazione era un bosco all'estremo nord dell'antico Parco Visconteo, riserva di caccia dei signori della Lombardia.

L'inizio della costruzione

La costruzione realizzava un progetto che derivava dal voto emesso sotto forma di testamento nell'anno 1390 dalla seconda moglie di Gian Galeazzo, Caterina Visconti, figlia di Bernabò Visconti e di Regina della Scala. La prima gravidanza di Caterina Visconti era andata male: una figlia era nata e morta nel giugno 1385. La coppia fece voto alla Madonna di dare ad ogni figlio nato il secondo nome "Maria". Nel 1388 nacque Giovanni Maria che sopravvisse. All'approssimarsi di un nuovo parto l'8 gennaio 1390 Caterina fece voto di costruire una Certosa presso Pavia se fosse sopravvissuta alla nuova per lei terribile esperienza. Nacque un bambino che però morì, ma Caterina si salvò e mantenne il voto[8]. Successivamente, nel 1392, nacque un nuovo figlio maschio, Filippo Maria.

Questa precisa informazione ci giunge da Bernardino Corio che nel suo L'Historia di Milano del 1503, scriveva: «et giunto l'anno mille trecento novanta a punto, a gli otto di genaro, Caterina mogliera di Giovan Galeazzo, Conte di Virtù, votandosi sotto forma di testamento, ordinò che in una Villa del Pavese, dove spesse volte andava, si dovesse fabricare un monasterio di Certosini con dodici frati, et in caso di parto morendo, pregò il marito che volesse adempire tali ordinationi raccomandandogli la sua famiglia specialmente i fratelli et le sue sorelle».[9]

Il progetto di costruzione della Certosa fu affidato a Bernardo da Venezia e Cristoforo da Conigo, che presiedettero ai lavori fino alla morte del duca Gian Galeazzo, sopraggiunta nel 1402. La cerimonia della "posa della prima pietra" fu celebrata solennemente alla presenza del Duca e di molti professori e studenti dell'Università di Pavia il 27 agosto 1396. L'evento seguì un preciso rituale di impronta dinastica: davanti agli occhi dei vescovi di Pavia, Novara, Feltre e Vicenza, Gian Galeazzo passò la pietra di fondazione prima a Giovanni Maria Visconti e poi a Filippo Maria Visconti, come segno della trasmissione del potere ducale[10]. A sorvegliare i lavori venne chiamato Bartolomeo Serafini, che fu priore della certosa dal 1398 al 1409.[11]

Durante la prima fase dei lavori, i monaci risiedettero nell'antico castello di Torre del Mangano e nel Castello di Carpiano (o Grangia), uno dei tanti territori lasciati ai monaci da Gian Galeazzo, per poi occupare gli ambienti monastici, i primi ad essere edificati. Gian Galeazzo Visconti donò alla Chiesa anche le cittadine di Binasco, Magenta, Boffalora e San Colombano, nel 1397 anche Selvanesco e Marcignago, e nel 1400 anche Vigano.[2]

Secondo l'ipotesi di Luca Beltrami i primi sostegni dei chiostri, in attesa di più dignitose soluzioni architettoniche, furono piloni quadrati in laterizio. Le funzioni religiose venivano provvisoriamente celebrate nel refettorio, l'unico ambiente dalle dimensioni adatte per accogliere l'intera comunità dei Certosini, fatta di monaci e fratelli conversi.

Il prosieguo della costruzione nel XV secolo

Con la morte del duca del 1402 i lavori si arrestarono. Nel 1412, il secondo figlio di Gian Galeazzo e successore del ducato, Filippo Maria Visconti, dette nuovo impulso alla costruzione affidando i lavori a Giovanni Solari che vi lavorò dal 1428 al 1462, anche dopo la morte di Filippo Maria (1447) e la conquista del ducato da parte di Francesco Sforza (1450). Nel 1434 e nel 1454 furono costruiti il vestibolo interno e il secondo vestibolo, rispettivamente. I lavori passarono quindi al figlio dell'architetto, Guiniforte Solari che vi lavorò fino al 1481. In seguito, Giovanni Antonio Amadeo li continuò tra il 1481 e il 1499, sotto il Duca Ludovico il Moro.

La chiesa, destinata a divenire mausoleo dinastico dei Duchi di Milano, era stata progettata sin dall'inizio con dimensioni superiori a quelle che erano state sinora realizzate, con una struttura a tre navate, che non era mai stata utilizzata dall'Ordine Certosino e fu edificata per ultima rispetto alle altre strutture della Certosa. La navata fu progettata in stile gotico, e la sua costruzione fu completata nel 1465. Tuttavia, l'influenza del primo Rinascimento era divenuta importante in Italia e quindi Guiniforte Solari, che guidò i lavori tra il 1462 e il 1481, dette un'impronta più rinascimentale al resto della chiesa, con le sue gallerie ad archi e i pinnacoli (inclusa la piccola cupola), con dettagli in terracotta. Anche i chiostri furono riprogettati. Il chiostro grande ebbe la sistemazione definitiva nel 1472.

Data l’assenza di cave di marmo e pietra nelle vicinanze della Certosa, intorno alla metà del XV secolo, si pose il problema del reperimento del materiale lapideo necessario al prosieguo del cantiere. I certosini, che godevano di entrate cospicue e costanti garantite dai vasti fondi agricoli donati da Gian Galeazzo Visconti e dai suoi successori alla Certosa e forti dell’appoggio sia finanziario sia politico degli Sforza, diversamente da altri grandi fabbriche lombarde coeve, quali quella del Duomo di Milano e quella del Duomo di Pavia, non acquisirono mai proprie cave di marmo, ma si affidarono sempre a fornitori privati, appoggiandosi, principalmente, alla Fabbrica del Duomo di Milano. Già nel 1463 il cantiere milanese fornì il marmo per i capitelli dei chiostri e nel 1473 fu stipulato un contratto tra la Fabbrica del Duomo e i monaci della Certosa, grazie al quale la Fabbrica si impegnava a garantire rifornimenti continui di marmo e pietra da costruzione alla Certosa. Il controllo sul marmo era affidato a Guniforte Solari, all’epoca responsabile di entrambi i cantieri. I materiali, che, analogamente a quelli per il Duomo di Milano, godevano dell’esenzione ducale dai dazi, giungevano alla Certosa tramite il Navigliaccio e venivano sbarcati a Binasco, da dove proseguivano via carro fino al cantiere, tuttavia, dopo il ripristino del tratto di navigazione tra Binasco e Pavia (1473) fu possibile scaricare i marmi e le pietre direttamente all’altezza della Certosa. Sempre nel 1473 iniziarono i lavori di rivestimento e decorazione della facciata della chiesa, per la quale i certosini decisero di utilizzare, caso unico in ambito lombardo, il marmo di Carrara, considerato allora di maggior pregio rispetto a quello di Candoglia e il cui costo era più elevato rispetto agli altri materiali reperibili nel territorio ossolano[12].

Già dal 1476 i certosini strinsero rapporti con alcune famiglie di mercanti e cavatori di Carrara, come i Maffioli, affittuari delle cave dei marchesi Malaspina. Il prezioso marmo, dopo essere stato imbarcato a Carrara, giungeva via nave, dopo aver circumnavigato l’Italia, alle foci del Po, da dove risaliva poi su barche fino a Pavia. Inoltre, nei primi anni ’90 del Quattrocento, i certosini inviarono un proprio agente in Lunigiana, Giacomo Boni, provvisto di una lettera redatta da Ludovico il Moro con la quale si chiedeva al signore locale, Antonio Alberico II Malaspina, di collaborare con il Boni nel reperimento del marmo per la facciata della Certosa e per il monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti. Il traffico di marmo apuano verso la Certosa fu così voluminoso, che gli stessi certosini arrivarono a rivenderlo ad altri cantieri lombardi e in particolare alla Fabbrica del Duomo di Milano[12].

Il 1º marzo 1474, un imponente corteo di oltre quattromila persone, fra cui religiosi, ambasciatori, nobili, professori e popolani, partendo dal castello di Pavia accompagnò le ceneri del fondatore Gian Galeazzo attraversando tutto il parco ducale fino alla Certosa, solenni funerali immortalati nei bassorilievi del portale della chiesa.

Il 3 maggio 1497 la Chiesa venne ufficialmente consacrata dal nunzio pontificio di fronte ad una grande folla, ma la parte inferiore della facciata fu completata solo nel 1507 e nei secoli XVI e XVII furono ultimati il transetto e la sagrestia nuova.

 Portale della sacrestia con i ritratti delle duchesse di Milano, XV secolo.

L'interno del monastero contiene opere d'arte di ben quattro secoli, XV, XVI, XVII, XVIII secolo.

Il Monastero certosino maschile (1396 - 1782)

I monaci certosini che vi abitarono furono inizialmente dodici, in totale vita di clausura, e legati da un contratto che prevedeva l'uso di parte dei loro proventi (campi, terreni, rendite ecc.) per la costruzione del monastero stesso. Nel XVIII secolo il monastero era proprietario di latifondi (in parte già donati da Gian Galeazzo e dai suoi successori) disseminati nella fertile campagna tra Pavia e Milano, quali Badile, Battuda, Bernate, Binasco, Boffalora (qui i monaci disponevano di diversi edifici situati lungo il naviglio Grande, via d'acqua che nel corso dei secoli venne utilizzata anche per trasportare i materiali necessari all'edificazione della Certosa;[1] tali edifici erano adibiti anche a magazzini, osterie e, fino 1775, servirono a gestire anche il servizio postale lungo il naviglio), Borgarello, Carpiano (erano proprietà dei monaci anche il castello di Carpiano e la chiesa di San Martino), Carpignano, Milano, Giovenzano, Graffignana, Landriano, Magenta, Marcignago, Opera, Pairana, Pasturago, Quintosole, San Colombano (dove controllavano anche il castello di San Colombano) Torre del Mangano, Trezzano, Velezzo, Vidigulfo, Vigano Certosino (dove il monastero aveva anche un ospizio), Vigentino, Villamaggiore, Villanterio, Villareggio e Zeccone[2], che sommati misuravano 2.325 ettari di terreno irriguo. Inoltre la Certosa era proprietaria anche di un grande palazzo, con giardino e oratorio a Milano, nella parrocchia di San Michele alla Chiusa, di un palazzo e della chiesa di Santa Maria d'Ognissanti a Pavia e, dalla seconda metà del XVII secolo, di una grande azienda agricola specializzata nella produzione di vino, dotata di palazzo (detto Certosa Cantù[13]), a Casteggio[14]. Grazie al suo ingente patrimonio fondiario e immobiliare, la Certosa era il più ricco ente ecclesiastico del ducato di Milano tra Sei e Settecento[15].

Nell'ottobre del 1524 il re di Francia Francesco I sostò nella Certosa prima di iniziare l'assedio, che sarebbe terminato con la battaglia di Pavia del 1525. Nel 1560 il Priore Generale dei certosini, tal Piero Sarde, autorizzò l'installazione delle attrezzature idonee per la stampa di messali e di corali, e in data 28 agosto invitò tutte le certose d'Italia a rifornirsi esclusivamente dei prodotti della nuova stamperia (il primo libro "Breviarium Carthusiensis" fu stampato nel 1561). Nel 1565, con i vari ampliamenti architettonici quali la costruzione del chiostro grande, i certosini che vi abitarono passarono almeno al doppio di numero (24), da cui le 24 celle di preghiera grandi a due piani e provviste anche di piccolo giardino interno.

La commissione di importanti opere d'arte continuò anche in epoca barocca durante il cardinalato di Federico Borromeo, con la costruzione del cosiddetto Palazzo ducale ad opera del Richini e la commissione delle opere ai principali artisti milanesi del tempo: Morazzone, Cerano, Cairo, Crespi.

Soppressione e istituzione del monastero cistercense maschile (1782 - 1798)  Maximilien De Haese (1713-1781), l'interno della chiesa prima della soppressione.

Il monastero di Santa Maria delle Grazie viene soppresso il giorno 16 dicembre 1782[16]. I monaci certosini furono espulsi nel 1782 dall'imperatore Giuseppe II, che incamerò i beni di tutti gli ordini contemplativi dei suoi possedimenti.[17] Fra i motivi addotti per la sua soppressione, vi fu la mancata devoluzione, da parte dei monaci, delle ingenti rendite donate al monastero dal duca Gian Galeazzo, a favore dei poveri e dei luoghi sacri, una volta terminata la costruzione del monastero[18].

Il monastero cistercense di Santa Maria delle Grazie viene istituito nel 1784, due anni dopo la soppressione del monastero certosino[19]. Nel 1796, come ritorsione per la rivolta di Pavia, fu asportata dai francesi la copertura in piombo del tetto della chiesa, come pure furono trafugate le argenterie liturgiche e il grande baldacchino, ricoperto di scaglie d'oro e pietre preziose, utilizzato per la processione del Corpus Domini[20]. Il monastero viene definitivamente soppresso nel 1798, quando il direttorio esecutivo della repubblica cisalpina, autorizzato dalla legge 19 fiorile anno VI, richiamò alla nazione i beni e gli effetti appartenenti ai cistercensi della Certosa di Pavia[21]. Negli stessi anni, l'archivio del monastero fu trasferito a Milano ed è ora conservato nell'Archivio di Stato. Il fondo, che con le sue 212 cartelle è uno dei più corposi tra quelli degli enti ecclesiastici soppressi del ducato conservati all'interno dell'archivio, conserva documenti a partire dal 1312[22].

Carmelitani, certosini e di nuovo cistercensi (dal 1798 fino a oggi)

Il monastero passò nel 1798 ai carmelitani, subendo la violenta devastazione operata dalle truppe napoleoniche, che razziarono e distrussero alcune ricchezze artistiche. Nel 1810 venne infine chiuso, fino al 1843, quando i certosini rientrarono nel monastero.

 Giovanni Migliara, Il vestibolo della Certosa.

Con la legge 3036 del 7 luglio 1866, il monastero fu dichiarato monumento nazionale italiano e i beni ecclesiastici diventarono proprietà del Regno d'Italia, ma fino al 1879 alcuni certosini continuarono ad abitare il monastero. Nel 1899 Antonio Maria Ceriani, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, fu incaricato di riordinare la biblioteca del monastero, che versava in pessime condizioni. Il Ceriani svolse tale compito aiutato da un giovane sacerdote: Achille Ratti, il futuro papa Pio XI.

Nel 1912 iniziarono, sotto la direzione di Luca Beltrami, i lavori di restauro della complesso monastico, facilitato dalla collaborazione con la Fabbrica del Duomo di Milano, che fornì a prezzo di favore molto materiale lapideo[20]. Durante la prima guerra mondiale gran parte delle opere d'arte della Certosa furono portate a Roma per evitare il rischio che fossero danneggiante dagli eventi bellici, mentre altre, giudicate inamovibili, quali il cenotafio di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este, furono ricoperte con sacchi di sabbia. L'11 ottobre 1930 papa Pio XI decise di riaffidare il luogo ai certosini.

Durante il fascismo, il monastero fu visitato una sola volta da Benito Mussolini, il 31 ottobre 1932. Durante la Seconda guerra mondiale la Certosa venne coperta da impalcature e sacchi di sabbia, per preservarla da eventuali bombardamenti[20] e Gino Chierici, soprintendente dell'Arte medievale e moderna di Milano, predispose una squadra di primo intervento nel caso il monumento fosse danneggiato dalla guerra. Le cronache inoltre riportarono anche il ritrovamento del cadavere del duce, conservato in una cassa di legno avvolta in sacchi di tela gommata[20], circa un anno dopo la sua fucilazione, il 12 agosto 1946, proprio dentro la Certosa.[23] L'anno successivo i certosini abbandonarono il monastero, sia per mancanza di vocazioni sia per lo scandalo del ritrovamento dei resti del duce. Il monastero rimase chiuso fino al 1949, quando vi si insediarono nuovamente i carmelitani fino al 1961. Dopo il Concilio Vaticano II, il Vaticano decise di riaffidare il monastero nuovamente ai cistercensi della congregazione Casamariensis[24] (provenienti dall'Abbazia di Casamari), che vi si insediò il 10 ottobre 1968.

Oggi, la gestione è dei monaci cistercensi del Priorato della Beata Maria Vergine della Certosa Ticinese, sotto la guida del Priore Celestino Parente. Qui svolgono vita monastica, occupandosi anche delle visite guidate e della vendita di articoli sacri e prodotti ottenuti dai fondi agricoli di cui il monastero è dotato: riso, miele, tisane ed erbe officinali e alcuni liquori, quali le Gocce Imperiali e il Nocino[25].

Nei locali adiacenti al monastero si trova il Museo della Certosa di Pavia che, da maggio 2008, è invece gestito direttamente dalla Sovrintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici di Milano[26].

^ a b Pifferi, foto 91, disascalia. ^ a b c Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Monastero di Santa Maria delle Grazie, 1396 - 1782 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali ^ GIAN GALEAZZO Visconti, duca di Milano in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 5 maggio 2022. ^ Piero Majocchi, Non iam capitanei, sed reges nominarentur: progetti regi e rivendicazioni politiche nei rituali funerari dei Visconti (XIV secolo), in “Non iam capitanei, sed reges nominarentur: progetti regi e rivendicazioni politiche nei rituali funerari dei Visconti (XIV secolo)”, in Courts and Courtly Cultures in Early Modern Italy and Europe. Models and Languages, Atti del Convegno, ed. S. Albonico, S. Romano, Viella, pp. 189-206., 1º gennaio 2015. URL consultato il 5 maggio 2022. ^ "Nascita di una cattedrale. 1386-1418: la fondazione del Duomo di Milano" di Paolo Grillo, su Letture.org, 2 ottobre 2017. URL consultato il 5 maggio 2022. ^ Paolo Grillo, Nascita di una cattedrale. 1386-1418: la fondazione del Duomo di Milano, Milano, Mondadori, 2017, pp. 3- 34; 68- 99.. ^ (EN) Fabio Romanoni, Insediamenti, castelli e colture nella campagna pavese prima del Parco Visconteo, in "Bollettino della Società Pavese di Storia Patria", CIX (2009).. URL consultato il 2 marzo 2019. ^ ::: Storia di Milano ::: Caterina Visconti, su storiadimilano.it. URL consultato il 20 aprile 2021. ^ Bernardino Corio, L'Historia di Milano, Venezia, Giorgio de' Cavalli, 1565 [1503]. ^ Non iam capitanei, sed reges nominarentur: progetti regi e rivendicazioni politiche nei rituali funerari dei Visconti (XIV secolo), su academia.edu. ^ Giulio Prunai, BARTOLOMEO da Ravenna, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 6, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1964. ^ a b L’approvvigionamento lapideo tra XIV e XV secolo nei cantieri del Duomo e della Certosa di Pavia (PDF), su fondazionefranzoni.it. ^ Palazzo della Certosa Cantù - complesso Casteggio (PV), su lombardiabeniculturali.it. ^ Luisa Erba, Edifici di culto e agricoli nelle possessioni della Certosa (sec. XIV-XVIII), in Annali di Storia Pavese, XXV, 1997, pp. 219- 275. ^ Domenico Sella e Carlo Capra, Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796, Torino, UTET, 1984, p. 399, ISBN 9788802038292. ^ Taccolini 2000, p. 87; Tabella monasteri soppressi, 1781-1783, città e provincia di Pavia ^ Monastero di Santa Maria delle Grazie, 1396 - 1782 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 20 aprile 2021. ^ Paola Bernardi, La Certosa di Pavia, Novara, De Agostini, 1980, p. 9. ^ Monastero di Santa Maria delle Grazie, 1784 - 1798 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 20 aprile 2021. ^ a b c d FABIO ABBIATI, Storia, su Certosa di Pavia, 6 maggio 2020. URL consultato il 7 maggio 2022. ^ monastero di Santa Maria delle Grazie 1784 - 1798, su lombardiabeniculturali.it. ^ Certosa di Pavia, conventi: Certosa di Pavia, certosini (1312 - 1800), su lombardiabeniculturali.it. ^ Archivio Corriere della Sera, su archivio.corriere.it. URL consultato il 20 aprile 2021. ^ Pavia, su cistercensi.info. URL consultato il 20 aprile 2021. ^ I prodotti da acquistare all'erboristeria della Certosa di Pavia, su Quatarob Pavia, 8 novembre 2019. URL consultato il 7 maggio 2022. ^ Pinacoteca di Brera, su pinacotecabrera.org. URL consultato il 20 aprile 2021.
Fotografie di:
Statistics: Position
8799
Statistics: Rank
3063

Aggiungi un commento

CAPTCHA
Sicurezza
973482615Fai clic/tocca questa sequenza: :codice
Questa domanda è un test per verificare che tu sia un visitatore umano e per impedire inserimenti di spam automatici.

Google street view

Dove puoi dormire vicino Certosa di Pavia ?

Booking.com
494.240 visite in totale, 9.222 Punti di interesse, 405 Destinazioni, 593 visite oggi.