Contesto di Siria

La Siria (in arabo: سوريا‎, Sūriya), ufficialmente Repubblica Araba di Siria (in arabo: الجمهورية العربية السورية‎, al-Jumhūriyya al-ʿArabiyya al-Sūriyya), è uno Stato del Medio Oriente affacciato al mar Mediterraneo. Confina a nord con la Turchia, a est con l'Iraq, a sud con la Giordania e a ovest con Israele e Libano.

Morfologicamente eterogeneo, il territorio siriano è attraversato da fertili pianure, alti rilievi montuosi e deserti. La lingua ufficiale è quella araba. La popolazione è per la grande maggioranza costituita da arabi, mentre i curdi, i turcomanni, gli armeni, i circassi e gli assiri costituiscono significative minoranze. L'islam in Siria rappresenta la religione maggioritaria ed è scisso in varie correnti, tra le quali i sunniti sono il gruppo principale, seguiti dagli alauiti, dai duodecimani e dagli ismailiti, oltre che dai drusi. Un decimo della popolazione è cost...Leggi tutto

La Siria (in arabo: سوريا‎, Sūriya), ufficialmente Repubblica Araba di Siria (in arabo: الجمهورية العربية السورية‎, al-Jumhūriyya al-ʿArabiyya al-Sūriyya), è uno Stato del Medio Oriente affacciato al mar Mediterraneo. Confina a nord con la Turchia, a est con l'Iraq, a sud con la Giordania e a ovest con Israele e Libano.

Morfologicamente eterogeneo, il territorio siriano è attraversato da fertili pianure, alti rilievi montuosi e deserti. La lingua ufficiale è quella araba. La popolazione è per la grande maggioranza costituita da arabi, mentre i curdi, i turcomanni, gli armeni, i circassi e gli assiri costituiscono significative minoranze. L'islam in Siria rappresenta la religione maggioritaria ed è scisso in varie correnti, tra le quali i sunniti sono il gruppo principale, seguiti dagli alauiti, dai duodecimani e dagli ismailiti, oltre che dai drusi. Un decimo della popolazione è costituito da cristiani, prevalentemente greco-ortodossi, melchiti e siro-ortodossi. La Siria è una repubblica semipresidenziale guidata dal Partito Ba'th.

Storicamente per "Siria" ci si riferiva all'omonima regione storica, che coincide con il Levante. La Siria vide sorgere sul suo territorio numerosi regni e civiltà, tra i quali la civiltà eblaita. Damasco fu sede del califfato omayyade e capitale provinciale del sultanato mamelucco. Il territorio siriano fu poi inglobato nell'Impero ottomano e per un periodo breve nel mandato francese.

Lo Stato siriano moderno venne fondato nel 1945, quando la Repubblica di Siria divenne membro fondatore delle Nazioni Unite. Tra il 1958 e il 1961 la Siria fece parte insieme all'Egitto della Repubblica Araba Unita. A partire dal 1963 il partito Ba'th mantenne il potere e dal 1970 la presidenza venne mantenuta dalla famiglia al-Asad. L'attuale presidente della Siria è Bashar al-Asad, che dovette affrontare a partire dal 2011 la guerra civile siriana, che ha generato una grave crisi politica e umanitaria. Parte del territorio siriano è oggi controllato dall'Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est e da varie forze dell'opposizione siriana.

Di più Siria

Informazioni di base
  • Moneta Lira siriana
  • Nome originale سوريا
  • Prefisso telefonico +963
  • Dominio Internet .sy
  • Mains voltage 220V/50Hz
  • Democracy index 1.43
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 18499181
  • La zona 185180
  • Lato guida right
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Siria.

    Il territorio siriano fu interessato dalla cultura mesolitica dei Natufiani, sviluppatasi intorno al X millennio a.C. e che vide forse gli inizi dell'agricoltura e alcune delle civiltà più antiche del mondo.

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      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Siria.

    Il territorio siriano fu interessato dalla cultura mesolitica dei Natufiani, sviluppatasi intorno al X millennio a.C. e che vide forse gli inizi dell'agricoltura e alcune delle civiltà più antiche del mondo.

    Storia antica  Rovine del Palazzo Reale G a Ebla

    La Siria subì nell'antichità una serie di dominazioni che le consentirono di sviluppare una fiorente civiltà: Ebla ne è il più significativo esempio. Aleppo e la capitale Damasco sono tra le più antiche città abitate ininterrottamente al mondo.[1] La regione fu influenzata direttamente prima dagli Egiziani, poi dai Babilonesi, dai Persiani, dai Macedoni e infine, a partire dalla fine del IV secolo a.C. fu sottoposta a un vigoroso processo di ellenizzazione dalla dinastia dei Seleucidi.

    Il greco, lingua delle classi dirigenti e della cultura, si impose soprattutto nelle città, molte delle quali erano oltretutto di fondazione ellenica. Gli idiomi autoctoni (il siriaco, dialetto dell'aramaico, e altre parlate semitiche), continuarono tuttavia ad essere diffusi nelle zone rurali (e, in minor misura, in alcune realtà urbane) in ampie fasce di popolazione sia durante l'età seleucide che in epoca romana.

     Teatro Romano a Palmira.

    Questa ebbe inizio nel 64 a.C. con la conquista della regione da parte di Pompeo e si protrasse per circa sette secoli, prima nel quadro di un Impero unitario, poi come parte dell'Impero romano d'Oriente. I Romani (e i loro eredi Bizantini) ne fecero un fiorente centro del commercio internazionale con capoluogo Antiochia. Tra il 266 e il 272 ebbe vita un regno indipendente a Palmira retto da Zenobia. Nell'antichità la regione siriana (che all'epoca includeva anche l'attuale Libano, parzialmente compreso nella cosiddetta Celesiria) diede i natali a un gran numero di letterati, filosofi, storici e uomini di cultura sia di lingua greca (Posidonio, Numenio di Apamea, Luciano di Samosata, Libanio, Giovanni Crisostomo, ecc.) che, con minor frequenza, di espressione latina (fra cui Ulpiano e Ammiano Marcellino) ed aramaico-siriaca (Sant'Efrem il Siro).

    Periodo islamico  Il Tetrapylon di Palmira

    Nel VII secolo la Siria venne conquistata dagli arabi e fu amministrata dalla dinastia califfale omayyade (che ne fece il centro propulsore del Califfato), che eresse a sua capitale Damasco (in cui era stato per 20 anni governatore il primo califfo Mu'awiya ibn Abi Sufyan) e successivamente dalla dinastia califfale abbaside, in parte dai Selgiuchidi e quindi dai Fatimidi, dagli Ayyubidi e dai Mamelucchi. Il paese fu coinvolto nelle Crociate e subì l'invasione dei Mongoli.

    Possedimento ottomano
      Lo stesso argomento in dettaglio: Siria ottomana.

    Nel 1517, l'Impero ottomano conquistò la Siria. Inizialmente, il dominio ottomano non fu molto gravoso per i siriani, poiché i turchi rispettarono l'arabo come lingua dei testi sacri e Damasco fu il maggior snodo di transito per la Mecca, acquisendo valore agli occhi dei pellegrini. Dal 1864 le riforme amministrative della Tanzimat vennero applicate anche nella Siria ottomana, suddividendola in quattro province principali (vilayet). Durante la prima guerra mondiale la Siria si ribellò al giogo degli ottomani, schierati al fianco degli Imperi centrali, reclamando l'indipendenza.

    Mandato francese

    Dopo un breve tentativo — stroncato dalle forze armate francesi — di dar vita a una monarchia indipendente sotto Faysal b. al-Husayn (Regno di Siria), dal 1920 al 1946 la Siria dovette sottostare a un Mandato francese assegnato dalla Lega delle Nazioni, durante il quale si alternarono rivolte, collaborazione e negoziati per la piena indipendenza.[2]

    Il 17 aprile 1936 fu firmato un trattato franco-siriano che riconosceva l'indipendenza della Repubblica della Siria, il cui primo presidente fu Hashim al-Atassi, già primo ministro con re Faysal. Il trattato tuttavia non venne ratificato e la Siria era ancora sotto il controllo francese quando scoppiò la seconda guerra mondiale.

    Indipendenza  Shukrī al-Quwwatlī (a sinistra) con Nasser davanti alla folla a Damasco dopo la proclamazione della RAU, 1958

    A guerra finita, nella seconda metà del maggio 1945, a Damasco dieci giorni di manifestazioni ininterrotte furono seguiti da un bombardamento di 36 ore ma, grazie alle pressioni del Regno Unito e della neonata organizzazione della Lega araba, a luglio il comando delle forze armate passò in mani siriane. L'indipendenza fu riconosciuta il 1º gennaio 1946 e le ultime truppe straniere lasciarono la Siria il 17 aprile 1946. Il primo Presidente della repubblica indipendente venne eletto nella persona del veterano nazionalista Shukri al-Quwwatli.

    A seguito dell'indipendenza si ebbe un periodo di instabilità, costellato da numerosi cambi di governo e tredici colpi di Stato, il primo dei quali nel 1949 contro al-Quwwatli a seguito della sconfitta nella guerra arabo-israeliana del 1948, condotto da Husni al-Za'im, poi sostituito da Sami al-Hinnawi e quindi dal colonnello Adib al-Shishakli, che venne tuttavia rovesciato nel 1954 dallo stesso al-Quwwatli, il quale reinsediatosi alla presidenza varò una politica filo-egiziana.

    Durante la crisi di Suez del 1956 fu proclamata la legge marziale e truppe siriane e irachene si schierarono in Giordania per prevenire una invasione israeliana. A novembre dello stesso anno la Siria firmò un trattato con l'Unione Sovietica, ottenendo ampi rifornimenti militari. L'orientamento nazionalista e panarabo crebbe rapidamente finché fu decisa l'unione con l'Egitto governato dal colonnello Nasser, che sancì la nascita dell'effimera Repubblica Araba Unita (1º febbraio 1958 - 28 settembre 1961).

    Regime del Ba'th  Hafiz al-Asad durante la rivoluzione correttiva del 1970

    Caduta l'unione per un colpo di Stato, l'8 marzo 1963 s'impadronì del potere il partito panarabo Baʿth, che con un nuovo golpe militare, guidato dal leader dell'ala sinistra del partito Salah Jadid, il 23 febbraio 1966 abbandonò la linea panaraba per una socialista e filo-sovietica. Infine, dopo la sconfitta nella guerra dei sei giorni, con il secondo colpo di Stato (cosiddetta "rivoluzione correttiva") interno al partito Baʿth, il 13 novembre 1970 prese la guida del paese il generale Hāfiẓ al-Asad, leader dell'ala nazionalista. Il nuovo capo di Stato, eletto presidente della Repubblica in modo plebiscitario nel 1971 e più volte riconfermato, instaurò un regime dittatoriale, divenuto in breve il principale punto di riferimento del radicalismo arabo e sostenitore di gruppi terroristi violentemente anti-israeliani ed anti-americani, quali per esempio il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina e l'organizzazione del combattente palestinese Abū Niḍāl.

     Il villaggio di Quneytra, rimasto in gran parte distrutto dopo il ritiro israeliano nel 1974

    Il 6 ottobre del 1973 la Siria e l'Egitto sferrarono un attacco a sorpresa alle forze israeliane (guerra del Kippur), ma vennero contrastati da Israele che mantenne il controllo delle alture del Golan. Tra il 1971 e il 1977 al-Asad partecipò al tentativo di fondare una Federazione delle Repubbliche Arabe con Egitto e Libia e nel 1976 intervenne nella guerra civile libanese contro Israele e contro l'OLP di Yasser Arafat (per il quale aveva un'implacabile avversione) imponendo una sorta di protettorato siriano sul Libano ratificato nel 1991 da un trattato di cooperazione e destinato a durare sino al 2005.

    Nel corso degli anni ottanta la guerra Iran-Iraq ebbe importanti riflessi sulla Siria, che prese posizione a favore dell'Iran. Ciò contribuì non poco a isolarla nel mondo arabo, dove prevalente era la preoccupazione per il rafforzamento della rivoluzione islamica iraniana. Paradossalmente anche al-Asad dovette fare i conti con la crescita dell'integralismo islamico. I Fratelli Musulmani organizzarono vere e proprie insurrezioni di massa contro il regime laico del Ba'th, stroncate da al-Asad con una spietata repressione culminata nel massacro di Hama del 1982 (circa 30.000 morti).

    La Siria colse l'occasione per uscire dall'isolamento internazionale nel 1990, quando, dopo l'invasione irachena del Kuwait, al-Asad si schierò con la coalizione guidata dagli USA contro Saddam Hussein. Negli anni novanta al-Asad, che continuava a governare autoritariamente il paese (nel 1991 e nel 1999 venne riconfermato presidente), intavolò trattative di pace con Israele, poi fallite. Nel giugno 2000 al-Asad morì, e il 17 luglio gli succedette il figlio ed erede designato, Bashār al-Asad. Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 i rapporti con l'Occidente si incrinarono e Bashār si oppose all'invasione americana dell'Iraq (2003). Nel 2004 i separatisti Curdi insorsero nel nord del paese, nel 2005 la Siria fu accusata del coinvolgimento nell'omicidio di Rafīq Ḥarīrī e dovette richiamare in patria le proprie truppe dal Libano.

     Il presidente Bashshār al-Asad nel 2004Guerra civile
      Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile siriana.

    Nell'ambito della primavera araba, a partire dal 2011, tutto il paese venne coinvolto da manifestazioni popolari che chiedevano riforme politiche e in seguito la caduta del regime. Le forze governative repressero violentemente le manifestazioni; buona parte dell'opposizione armata confluì nell'Esercito siriano libero e la rivoluzione siriana si evolvette in pochi mesi in una guerra civile. A partire dal 2013 gruppi di opposizione fondamentalisti islamici assunsero un ruolo principale nel conflitto, emarginando l'Esercito Siriano Libero; tra questi emerse in particolare lo Stato Islamico. Nel nord-est del paese invece una coalizione eterogenea di gruppi dette avvio a una rivoluzione parallela, che culminò nell'istituzione dell'Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est. Il supporto di Russia e Iran permise al governo di ripristinare il controllo sulla maggior parte del paese, mentre le varie forze di opposizione si asserragliarono attorno a Idlib. Il conflitto generò una grave crisi umanitaria: metà della popolazione è sfollata e circa un quarto della popolazione si è rifugiata all'estero, prevalentemente nei paesi adiacenti.[3][4][5] Le vittime sono stimate a più di mezzo milione.[6] La Siria è classificata all'ultimo posto nel Global Peace Index dal 2016 al 2018.[7]

    ^ Neolithic Tell Ramad in the Damascus Basin of Syria, su ancientneareast.tripod.com, Archive. URL consultato il 25 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2006). ^ Report of the Commission Entrusted by the Council with the Study of the Frontier between Syria and Iraq, su World Digital Library, 1932. URL consultato l'8 luglio 2013. ^ Uscito vincitore dalla guerra, Bashar al Assad sta cambiando la Siria, su internazionale.it, 10 luglio 2018. ^ United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), UNHCR Syria Regional Refugee Response, su data.unhcr.org. URL consultato il 22 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2018). ^ Bollettino delle vittime del conflitto http://www.syriahr.com/en/?p=62760/. ^ More than 570 thousand people were killed on the Syrian territory within 8 years of revolution demanding freedom, democracy, justice, and equality • The Syrian Observatory For Human Rights, su syriahr.com, 15 marzo 2019. ^ (EN) Vision of Humanity, Global Peace Index, su Vision of Humanity. URL consultato il 14 ottobre 2019.
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