Duomo di Torino

Il Duomo di Torino, il cui nome per esteso è quello di cattedrale metropolitana di San Giovanni Battista, è il principale luogo di culto cattolico di Torino, situato nell'omonima piazza, e sede vescovile dell'arcidiocesi di Torino.

Edificato alla fine del XV secolo, è l'unico edificio religioso in stile rinascimentale della città. Dal 1578 ospita la Santa Sindone.

L'attuale Duomo sorge in uno dei punti più ricchi di storia della città di Torino, a pochi passi dall'area archeologica e pressoché adiacente al Teatro Romano[1] dell'antica Julia Augusta Taurinorum. L'area sacra, anticamente, era costituita da ben tre chiese paleocristiane, probabilmente edificate sulla base di edifici pubblici o templi pagani preesistenti,[2] dedicate a San Salvatore, a Santa Maria di Dompno e, appunto, a San Giovanni Battista. Principale fra le tre, si pensa, a tal ragione, che la consacrazione dell'edificio al Battista sia da far risalire ai Longobardi e con precisione ad Agilulfo (re dal 591 al 615), la cui moglie, Teodolinda, fece proclamare san Giovanni patrono del regno[3].

La chiesa fu teatro di un fatto che particolarmente scosse la città del tempo, esattamente alla morte del re Rodoaldo, quando re Ariperto I prese il trono. Duca di Asti, Ariperto I volle a succedergli i figli Pertarito e Godeperto, tra i quali scoppiò una cruenta lotta per il potere. Garibaldo, duca di Torino, appoggiatosi a Grimoaldo, duca di Benevento, decise di sostenere Godeperto, almeno in apparenza: lo scopo era, evidentemente, il trono. Giunto a Pavia, nel 662, Grimoaldo assassinò Godeperto, mentre Pertarito scappava. Convinto di non aver lasciato, così, tracce, Garibaldo si recò in San Giovanni, nella domenica di Pasqua di quello stesso anno, per assistere alla funzione: venne colpito alla schiena da un "homunculus" della cerchia di Godeperto che, così, vendicava il suo padrone[4]. A succedere al duca assassinato fu Ragimperto.

La ricostruzione rinascimentale  La facciata rinascimentale illuminata nel 1961 per il centenario dell'Unità d'Italia, secondo il progetto di Guido Chiarelli

Le tre chiese principali della città vennero abbattute tra il 1490 e il 1492; Il campanile o torre campanaria, costruito precedentemente e terminato solo nel 1469, come opera voluta dal vescovo Giovanni di Compeys e dedicato a Sant'Andrea, non venne invece toccato, e resta ancor oggi visibile a fianco del duomo nei suoi primi 48 metri di altezza.
Il 22 luglio 1491 la reggente di Savoia, vedova di Carlo I, Bianca di Monferrato, posò la prima pietra del nascente duomo, sempre dedicato a San Giovanni: la costruzione, voluta fortemente sia dal duca sia dal vescovo, Domenico Della Rovere, venne affidata ad Amedeo de Francisco da Settignano, detto anche "Meo del Caprino", che vi lavorò fino alla morte nel 1501. I lavori del duomo furono terminati nel 1505; il 21 settembre di quell'anno si ebbe la consacrazione, con una messa solenne tenuta dall'arcivescovo titolare di Laodicea di Siria, Baldassarre Bernezzo, poiché il nuovo vescovo della città, Giovanni Ludovico Della Rovere, era in quel momento a Roma a perorare la sua causa contro l'abate di San Mauro Torinese[5] che minacciava di staccarsi dalla diocesi di Torino.

Se la realizzazione della struttura fu affidata al Caprino, non è ben chiaro chi avesse curato il progetto. Alcuni fanno il nome di Baccio Pontelli, che lavorò anche per papa Sisto IV; altri accreditano anche il disegno dell'opera allo stesso Caprino.[6]
Nel 1515, Leone X, parente del vescovo, elevava a sede metropolitana la oramai terminata chiesa di San Giovanni.

L'ampliamento secentesco
  Lo stesso argomento in dettaglio: Cappella della Sacra Sindone e Sindone di Torino.
 Il campanile, completato nel 1720

Il progetto per un ingrandimento del duomo, col fine di creare un degno ambiente per la conservazione della Sindone, risale al 1649, quando Bernardino Quadri, in seguito a screzi con Francesco Borromini avvenuti sul cantiere della Basilica di San Giovanni in Laterano, giunge a Torino, alla corte di Carlo Emanuele II.

L'idea del Quadri si basava sulla correzione del precedente progetto di Carlo di Castellamonte, che prevedeva una cappella ovale posta alle spalle del coro dell'edificio, erigendo così un ambiente a pianta circolare, ma nella pratica, la cupola dell'architetto luganese non superava, per altezza e per imponenza, la mole del Duomo.

Nel 1667 venne così chiamato a concludere l'opera Guarino Guarini, dal 1666 già attivo nella Real Chiesa di San Lorenzo, poco lontano dal duomo. La cupola, i cui lavori durarono ventotto anni, venne terminata nel 1694, con messa solenne. Il visitatore doveva essere certamente impressionato dall'eleganza della struttura, dai marmi che, da neri nella parte bassa, andavano sempre più schiarendosi verso la sommità.

Per volere di re Carlo Alberto il duomo venne ulteriormente impreziosito da una copia su tavola dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Questa fu realizzata da Luigi Cagna nel 1835 e venne ancorata alla controfacciata della chiesa, unico punto in grado di reggere gli oltre 900 chili dell'opera.[7]

Come ricordano alcune lapidi, in cattedrale vennero sepolti anche tre nunzi pontifici a Torino. Si tratta di: Francesco Bacod, vescovo di Ginevra, morto il 1º luglio 1568; Corrado Tartarini di Città di Castello, vescovo di Forlì, morto nel 1602, e Giambatista Lando, morto nel 1648.

Il campanile esterno, o torre campanaria, dedicato a Sant'Andrea visibile oggi risente di alcune modifiche del 1720 specie nell'altezza, che vennero affidate dal regnante Vittorio Amedeo II all'architetto Juvarra. Quest'ultimo lo sopraelevò di 12 metri, in stile barocco, portando la torre ad un'altezza complessiva di metri 60[8].

Il Duomo oggi

Il prezioso monumento della Sindone venne gravemente danneggiato nella notte tra l'11 e il 12 aprile 1997, quando un incendio distrusse gran parte dell'opera guariniana.[9] La Sacra Reliquia, invece, venne portata in salvo grazie all'operato dei vigili del fuoco. Dopo l'incendio la chiesa ha subìto il restauro della facciata e degli interni sotto la supervisione dell'architetto Maurizio Momo. Nel contempo è stata realizzata la nuova teca della Sindone in cui il Sacro Lino è conservato disteso e in atmosfera controllata. Sotto la chiesa principale il restauro ha riportato allo stato primitivo la chiesa sotterranea, di pari dimensioni, dove è stato realizzato il Museo diocesano di Torino.

^ Teatro poi parzialmente demolito dai francesi, durante l'occupazione cinquecentesca ^ Probabilmente i tre templi romani preesistenti erano dedicati, come consuetudine, alla triade divina di Giove, Giunone e Minerva ma non si hanno conferme ufficiali dagli scavi e dagli studi sinora effettuati. ^ Giuseppe Colli. Storia di Torino, editrice il Punto, Torino, 2002 ^ Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 51. ^ Semeria, Torino, 1840. ^ Carlo Merlini. Palazzi e curiosità storiche torinesi. Torino, stamperia Rattero ^ L'ultima cena di Luigi Cagna Archiviato il 14 febbraio 2015 in Internet Archive., seetorino.it ^ Copia archiviata, su taurinorum.com. URL consultato l'8 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2016). ^ Davide Banfo, Brucia nella notte il cuore di Torino, in la Repubblica, Torino, 12 aprile 1997, p. 4.
Fotografie di:
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