Via Roma (Torino)

Via Roma è una delle principali vie del centro storico di Torino. Unisce piazza Castello a corso Vittorio Emanuele II e comprende lungo il suo percorso piazza C.L.N. e piazza San Carlo, terminando in piazza Carlo Felice. Orientata sull'asse nord-sud, essa percorre parallelamente il reticolo d'impostazione tipica delle città romane di Julia Augusta Taurinorum. La via è raggiungibile da piazza Carlo Felice o da Piazza Castello, dove passano le principali linee di trasporto pubblico di bus e tram. Nel tratto ancora aperto ai veicoli è percorsa da una linea di bus elettrici, la Star 1.

La creazione  Via Roma angolo via Andrea Doria (oggi via Gramsci), nel 1926

La "Via Nuova" o "Contrada Nuova" come venne battezzata alla sua apertura, sul finire del XVI secolo, venne realizzata dall'architetto umbro Ascanio Vittozzi, per volontà del duca Carlo Emanuele I di Savoia: misurava, allora, 10 metri di larghezza. La via divenne ben presto uno dei principali assi della città. Viene menzionata in un curioso provvedimento di Carlo Emanuele II di Savoia, il 29 ottobre 1672, che vietava le elevazioni della contrada oltre il cornicione:

«Intendiamo che alcuni particolari abbino dato principio ad una nuova elevazione di stanze della Contrada Nuova, et che l'alzamento si faccia sovra del cornicione per formare il quinto piano e sovra eso il solar morto, il che disdice all'architettura, disegno et abbellimento di detta contrada; e perché non vogliamo tollerare in avvenire simil'alzamenti, v'ordiniamo dunque di far rimettere il novamente fatto nel pristino stato»

Fino ai primi decenni del XIX secolo, la strada terminava all'incrocio dell'attuale via Antonio Gramsci: fu Carlo Felice di Savoia a ordinarne l'espansione negli ultimi due isolati attuali. Questo il decreto che autorizzò i lavori:

«S. M. approva la fabbricazione di due nuove isole verso mezzogiorno, formanti un più maestoso e regolare ingresso alla Via Nuova e per agevolarne l'esecuzione accorda il seguente privilegio: le due isole che si fabbricheranno, secondo il piano e relazione dell'ingegner Lombardi, andranno esenti per lo spazio di trent'anni da ogni imposta, a partire dal 1 gennaio 1823»

La grande ristrutturazione  Via Roma prima delle demolizioni, vista da piazza Carlo Felice

La via, dedicata a Roma il 29 marzo 1871[2], agli inizi del Novecento manteneva ancora le sue caratteristiche forme barocche. Tuttavia si presentava molto caotica e trafficata: la percorrevano due linee tranviarie, una in direzione del Ponte Isabella, l'altra verso corso Orbassano; vi erano addirittura sei cinematografi e il grande salone della "Galleria Nazionale" che fu anch'esso per anni il cinematografo più popolare. Ai lati, la strada era animata da numerose bancarelle, antesignane degli attuali negozi. Si andava creando quindi una necessità di rendere la via più ordinata, fruibile al traffico e uniforme. Il progetto si rivelò ambizioso fin dal principio, prevedendo una radicale ristrutturazione non della sola via ma di gran parte del quartiere centrale circostante. Vennero presentate numerose proposte, molte delle quali considerate troppo "futuristiche", e si optò per una soluzione che ben si accordasse agli stilemi barocchi esistenti.

La prima fase dell'intervento risale al 1931 e riguarda la sezione che collega piazza San Carlo a piazza Castello. La via venne modificata dotandola di edifici in stile eclettico con portici, caratterizzati da motivi a serliane, completamente pavimentati da marmi policromi di esclusiva provenienza italiana. Questa prima tratta venne aperta al pubblico il 28 ottobre del 1933. Insolita, ma di grande effetto, fu la scelta di pavimentare il fondo stradale di questo primo tratto con una sorta di pavé di cubetti in legno[3], conferendo ulteriore pregio alla via. Nel dopoguerra, a seguito dei danni causati dai bombardamenti del 1944, tale pavimentazione venne rimossa e sostituita da un'uniforme lastricatura in pietra.

Parallelamente a questo primo intervento fu conclusa, a tempo di record, la costruzione dell'imponente Torre Littoria, sita nell'isolato di Sant'Emanuele.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Torre Littoria (Torino).

La realizzazione della seconda sezione che collega piazza San Carlo a piazza Carlo Felice, quindi alla stazione di Torino Porta Nuova, venne coordinata dell'architetto Marcello Piacentini ed è caratterizzata dai dettami dell'architettura razionalista. Numerosi furono gli edifici preesistenti abbattuti per la realizzazione del progetto nell'area del quadrilatero composto da via XX Settembre, via Lagrange, via Giolitti e via Andrea Doria. Qui vennero realizzati nuovi isolati a impianto reticolare, con austeri edifici in stile razionalista, come l'imponente Albergo Principi di Piemonte e l'ex Albergo Nazionale nell'attuale piazza C.L.N..

I portici presentano una trabeazione continua e sono scanditi dall'impostazione a colonne binate in accordo con quelli su piazza San Carlo. Il secondo tratto, aperto al traffico nell'ottobre del 1937 e completato nell'estate del 1938, venne formalmente inaugurato il 28 ottobre dello stesso anno.[4] La planimetria complessiva dei due interventi è tutt'oggi visibile sulle fronti cieche delle due chiese di San Carlo e di Santa Cristina.

A sottolineare la vocazione di importante asse di scorrimento del cuore della città, nella realizzazione della nuova via Roma, fu prevista anche una galleria sotterranea che avrebbe dovuto ospitare una prima linea di metropolitana negli anni 1960, che però non fu mai realizzata: gli spazi sotterranei furono utilizzati per vari scopi fino a quando il Comune decise di adibirli a parcheggio interrato. Attualmente un vasto sistema di parcheggi sotterranei comunicanti si estende lungo tutto l'asse della via, da piazza Castello sino a piazza Carlo Felice.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'illuminazione pubblica a Torino.

Tra il 1931 e il 1937 fu realizzato anche il rinnovo degli impianti d'illuminazione di via Roma, su progetto dell'ingegner Guido Peri.[5] Nel tratto compreso tra piazza San Carlo e piazza Castello fu introdotta l'armatura illuminante oggi conosciuta come "Settecento Grande", su modello delle lanterne a gas dell'Ottocento, mentre l'impostazione razionalista della via Roma "piacentiniana" portò all'adozione di lanterne tronco-piramidali, dette "Novecento".[6]

^ da Provvedimenti edilizi dal 1566 al 1892, Municipio di Torino, Tipografia Botta ^ Renzo Rossotti, La grande guida delle strade di Torino, 2003. ^ Il mistero di Torino, Vittorio Messori e Aldo Cazzullo, Mondadori (pag. 47) ^ Armando Melis, La ricostruzione del secondo tratto di via Roma a Torino, Torino, in L'architettura italiana - periodico mensile di architettura tecnica, anno XXXIII, dicembre 1938-XVII. ^ Lidia Chiarelli, Le Luci di Torino, in La Stampa - Inserto TORINOSETTE, 11 marzo 2011, p. 50. ^ Chiara Aghemo, Luigi Bistagnino, Chiara Ronchetta, Illuminare la città. Sviluppo dell'illuminazione pubblica a Torino, Torino, Celid, 1994.
Fotografie di:
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