Zadar

( Zara )

Zara (AFI: /ˈʣara/; in croato Zadar; in serbo Задар?, Zadar; in ungherese Zára; in dalmatico: Jadera) è una città della Croazia che si trova nella Dalmazia centrale lungo il Medio Adriatico. Si affaccia sulle isole di Ugliano e Pasmano, dalle quali è separata dallo stretto di Zara. Capitale storica della Dalmazia, pur essendo stata da tempo superata da Spalato per numero di residenti, conta 75 082 abitanti.

Fondata nel IX secolo a.C. dai Liburni, una tribù illirica, divenne prima municipio romano con il nome Iadera e poi colonia...Leggi tutto

Zara (AFI: /ˈʣara/; in croato Zadar; in serbo Задар?, Zadar; in ungherese Zára; in dalmatico: Jadera) è una città della Croazia che si trova nella Dalmazia centrale lungo il Medio Adriatico. Si affaccia sulle isole di Ugliano e Pasmano, dalle quali è separata dallo stretto di Zara. Capitale storica della Dalmazia, pur essendo stata da tempo superata da Spalato per numero di residenti, conta 75 082 abitanti.

Fondata nel IX secolo a.C. dai Liburni, una tribù illirica, divenne prima municipio romano con il nome Iadera e poi colonia romana probabilmente già sotto Cesare. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente e la distruzione di Salona, agli inizi del VII secolo Zara diventa la capitale della provincia bizantina della Dalmazia, poi Ducato di Dalmazia. Il controllo bizantino fu conteso sino al X secolo da Goti, Franchi e in seguito dai Croati.

Per secoli Zara fu una delle città più importanti della Repubblica di Venezia, di cui fece parte dall'anno mille fino alla sua caduta, che avvenne nel 1797. Dopo una breve parentesi napoleonica fu dominata dagli austriaci fino ai primi del Novecento, divenendo capitale del Regno di Dalmazia. In seguito alla prima guerra mondiale la città divenne un'exclave italiana, capoluogo della provincia di Zara, circondata dalla Dalmazia jugoslava.

Nel corso della seconda guerra mondiale fu gravemente colpita dai bombardamenti aerei e, in seguito al trattato di pace del 1947, fu ufficialmente annessa alla Jugoslavia. Dal 1991, dissoltasi la repubblica jugoslava, fa parte della Croazia ed è oggi il capoluogo della regione zaratina, sede universitaria e arcivescovile.

Zara, fino alla dissoluzione della Jugoslavia era una delle città economicamente più sviluppate della costa dalmata, primato che tuttora conserva, vista la presenza di fabbriche di svariati rami industriali. Questa versatilità ha consentito a Zara di riprendersi relativamente rapidamente dopo la guerra d'indipendenza croata. Il porto di Zara, che è adibito sia al traffico turistico sia a quello merci, è diventato uno dei porti più trafficati della Croazia con una costante tendenza di crescita visto che offre un collegamento diretto tra l'Italia, la Croazia e il resto dell'Europa centrale.

Fino al 1947 la componente di lingua e cultura italiana costituiva la maggioranza della popolazione, ma la gran parte di essa abbandonò la città in seguito ai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale e successivamente per la persecuzione etnica e politica. Oggi sopravvive in città solo una piccola minoranza italofona di dalmati italiani, riunita nella locale Comunità degli Italiani.

Le fortificazioni risalenti all'epoca della Repubblica di Venezia presenti a Zara sono state inserite nell'elenco dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO nel circuito storico e culturale delle opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra-Stato da Mar occidentale.

La fondazione da parte dei Liburni, il periodo romano e la dominazione bizantina
  Lo stesso argomento in dettaglio: Dalmazia (provincia romana).
 Zara (Iader) e le altre città della tetradecapoli liburnia al tempo della conquista romana

Nel IX secolo a.C. i Liburni, una tribù illirica, fondarono nel luogo dove sorge la moderna Zara un avamposto, poi trasformato in un piccolo centro abitato. I Greci ribattezzarono questo primigenio insediamento con il nome di Idassa. Dal 59 a.C. Idassa diventò un municipio romano con il nome Iadera. Con il tempo diventò una delle più importanti città della Liburnia, antica regione della costa nord-orientale del mare Adriatico appartenente alla provincia romana della Dalmatia[1].

Gli abitanti di Iadera combatterono al fianco di Caio Giulio Cesare durante la guerra civile contro Gneo Pompeo Magno.[2] Divenne poi colonia romana probabilmente già sotto Cesare (colonia Iulia[3]). Numerose epigrafi latine testimoniano la prosperità raggiunta dalla città in epoca romana.

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente e la distruzione di Salona, agli inizi del VII secolo, Zara diventò la capitale della provincia bizantina della Dalmatia, poi diventata Ducato di Dalmazia. Il controllo bizantino fu conteso sino al X secolo da Goti, Franchi e infine dai Croati, che non riuscirono a scalfirlo.

Zara, in questo contesto, diventò una delle località dove si rifugiarono i Dalmati romanizzati, quando il resto del territorio dalmata fu interessato dalle invasioni barbare degli Avari e soprattutto dei Croati, che croatizzarono l'intera regione dalmata.

Il primo periodo della Repubblica di Venezia (1000-1358)
  Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Venezia, Stato da Mar, Storia della Repubblica di Venezia, Guerra di Zara (1183-1203) e Assedio di Zara (1202).
 Themata bizantini nel 1045

Intorno all'anno mille Zara, come la gran parte delle città della Dalmazia, offrì la propria sottomissione al Doge di Venezia, Pietro II Orseolo. Egli era, almeno formalmente, un Duca sottomesso all'Imperatore bizantino, impegnato con la propria flotta in una spedizione contro i pirati narentani e a riportare sicurezza in un territorio imperiale in un momento di debolezza del potere centrale.

Nel 1004 lo stesso basileus Basilio II riconobbe la nuova condizione, assegnando ai dogi il governo su Zara e sul Ducato di Dalmazia, con il titolo di Duchi di Venezia e Dalmazia. I veneziani si limitarono a fondare in città nuovi fondachi commerciali, ma lasciarono sostanzialmente invariato l'ordinamento locale, richiedendo solo una sottomissione formale e la garanzia di forniture militari in caso di guerra.

Nella metà dell'XI secolo Zara cacciò il conte veneziano Orso Giustinian, consegnandosi a Pietro Cresimiro, re di Croazia, ma venne in breve riconquistata dal doge Domenico I Contarini, che vi lasciò in governo il figlio Marco. Il dominio veneziano venne nuovamente ribadito e rinforzato dai sovrani bizantini con l'assegnazione del titolo di Duchi di Venezia, Croazia e Dalmazia.

Nel 1114, tuttavia, il re Colomanno d'Ungheria, avendo quest'ultimo annesso già la Croazia, occupò Zara e parte della Dalmazia, vantandovi gli antichi diritti teorici dei sovrani croati, che si basavano sull'appartenenza di Zara alla regione geografica croata sebbene la città dalmata non vi fece mai ufficialmente parte, visto che i Croati furono sempre respinti.

Tornata in mano veneziana nel 1116, la città venne nuovamente assalita l'anno successivo da un'armata ungherese: la flotta veneziana, intervenuta in difesa del possedimento, venne respinta in uno scontro costato la vita allo stesso doge Ordelaffo Falier. La pace del 1118, però, confermava il possesso veneziano della città.

 Mappa della rete commerciale, di cui Zara risultava uno snodo importante, e dei possedimenti della Repubblica di Venezia tra il XV e il XVI secolo, nel periodo di massima espansione

Nel 1123, tuttavia, approfittando dell'assenza della flotta veneta impegnata in Oriente, Stefano II d'Ungheria occupò l'intera Dalmazia veneziana, compresa Zaravecchia, ma non Zara. Nel 1125 l'armata navale veneziana, di ritorno da Oriente, rioccupò le città perdute, distruggendo Zaravecchia, che aveva opposto resistenza.

Nuovo Conte di Zara venne nominato Leachim Michiel, figlio del doge Domenico Michiel, che nel 1154 riuscì però a preservare solamente la città dalla nuova invasione ungherese della Dalmazia. In tale occasione il papa Anastasio IV concedeva il pallio all'arcivescovo zaratino Lampredo, riconoscendolo metropolita della Dalmazia. Tre anni dopo, però, il papa Adriano IV ordinava la sottomissione al patriarcato di Grado, provocando lo scoppio di sommosse e un forte scontento in città.

Tale situazione portò gli zaratini a consegnarsi nel 1161 a Stefano III d'Ungheria. La reazione di Venezia non si fece attendere e quello stesso anno Zara venne espugnata dal doge Vitale II Michiel, intervenuto con una flotta di trenta galee. Il doge pretese il giuramento di fedeltà da parte di tutti gli zaratini in grado di portare le armi e la piena sottomissione alla chiesa patriarcale di Grado, lasciando poi come conte Domenico Morosini.

Il dominio veneziano durò fino al 1183, quando la città passò nuovamente al Regno d'Ungheria, consegnandosi a Béla III. L'episodio provocò la prima guerra di Zara (1183-1203), che, a fasi alterne, si trascinò per un ventennio.

 Assedio di Zara del 1202

Nonostante i ripetuti tentativi veneziani per sottometterla (1187 e 1193) la città rimase saldamente in mani ungheresi, godendo in questo periodo di una forte autonomia, stringendo accordi di alleanza con la Repubblica di Pisa e il Regno di Sicilia.

Il conflitto si concluse nel 1202 quando il doge Enrico Dandolo, esasperato dalla resistenza della città, le scatenò contro l'intera armata della quarta crociata, deviata nonostante le vibrate proteste del papa Innocenzo III, che giunse a scomunicare veneziani e Crociati, salvo poi ritirare la scomunica a questi ultimi poiché voleva che la crociata venisse portata a termine. Zara fu assediata e riconquistata.

Sebbene sottomessa Zara continuava a rimanere in fermento, poiché ambiva a essere autonoma come Ragusa di Dalmazia. Nel 1239 la città si sollevò, cacciando il conte Giovanni Michiel e imprigionando tutti i veneziani presenti in città. Venne però riconquistata da Giovanni Tiepolo, figlio del doge Jacopo.

Ancora nel 1242 una nuova rivolta spinse Zara in possesso dell'Ungheria, cacciando il conte Giovanni Michiel; ma l'anno successivo la flotta di Renier Zen la riprese. Questa volta Venezia provvide a inviare in città una colonia di Veneziani, per rafforzare il controllo sulla popolazione. Conte di Zara fu nominato Michiel Morosini.

Una nuova rivolta esplose nel 1311, portando a una nuova guerra di Zara. Nel 1312 il nuovo doge, Marino Zorzi, le inviò contro la flotta, ma invano: la città riuscì a difendersi. Nel 1313 l'assedio riprese e gli zaratini scelsero alla fine di stringere nuovi patti di sottomissione con Venezia.

Nel 1345 la città venne spinta all'ennesima rivolta da Luigi I d'Ungheria, provocando lo scoppio dell'ennesima guerra. Gli Ungheresi vennero disastrosamente battuti nel 1346 e la città fu costretta a implorare un nuovo perdono a Venezia.

Il periodo ungherese (1358-1409)
  Lo stesso argomento in dettaglio: Pace di Zara e Stato da Mar.
 La pace di Zara del 1358

La vendetta di Luigi d'Ungheria giunse nel 1357: dichiarata guerra alla Repubblica di Venezia su tutti i fronti, l'esercito ungherese si presentò nuovamente sotto le mura di Zara.

La città cadde per il tradimento dell'abate del monastero di San Crisogono, che aprì le porte della città. Venezia, impegnata dagli Ungheresi nelle stesse lagune, non poté rispondere e con la pace di Zara, firmata nel 1358, dovette definitivamente rinunciare al dominio sulla città e sull'intera Dalmazia.

La Repubblica di Venezia perse così temporaneamente lo Stato da Mar, ovvero i territori oggetto del primo moto d'espansione del potere veneziano: l'Istria, la Dalmazia Veneta, l'Albania Veneta, la Morea, le isole Egee, le isole Ionie, Candia e Cipro.[4]

Il dominio ungherese durò per tutta la successiva metà del XIV secolo, fino al 1409. Alla fine del secolo, anche Zara venne coinvolta negli scontri dinastici per il trono d'Ungheria tra gli Angioini del Regno di Napoli e i Lussemburgo del Sacro Romano Impero.

Il secondo periodo della Repubblica di Venezia (1409-1797)
  Lo stesso argomento in dettaglio: Caduta della Repubblica di Venezia e Dalmazia Veneta.
 Zara dipinta da Conrad Grünenberg nel 1487

Nel 1409 Ladislao di Napoli e pretendente al trono d'Ungheria, cedette Zara, che aveva conquistato nel 1403, alla Repubblica di Venezia per 100 000 ducati d'oro, assieme a tutti i suoi diritti sulla Dalmazia. Questa fu l'occasione per Venezia di tornare gradualmente a rientrare in possesso dei suoi domini marittimi. Successivamente la repubblica veneta ricostituì infatti l'intero Stato da Mar perso, come già accennato, cinquant'anni prima.

In questo periodo Zara conobbe un discreto sviluppo, arricchendosi di opere d'arte e venendo ad assumere quella fisionomia che perdurò fino alla dominazione austroungarica. Tra l'altro, furono costruite le mura difensive, molte porte cittadine, di cui alcune giunte sino a noi, e l'arsenale di Zara, anch'esso giunto sino al XXI secolo. Tutto ciò è diventato Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO nel circuito storico e culturale delle opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra-Stato da Mar occidentale.

Dopo lotte secolari Zara si sottomise definitivamente alla Serenissima divenendo capitale della Dalmazia veneta, nonché baluardo di resistenza contro le incursioni dell'Impero ottomano che ormai si estendevano nell'entroterra illirico. La città rimase in mano veneta fino alla caduta della Repubblica di Venezia, che avvenne nel 1797 per opera di Napoleone Bonaparte. In seguito al trattato di Campoformio, Zara, e tutti gli ex territori veneziani (il Dogado, lo Stato da Tera e parte dello Stato da Mar) passò agli austriaci.

Fu durante questo periodo che Venezia favorì l'insediamento presso Zara, tra gli altri, di una colonia di profughi albanesi in fuga dagli Ottomani: per ospitarli nel 1726 venne fondato fuori le mura della Città Vecchia, Borgo Erizzo (dal nome del Provveditore veneziano che lo volle) che da allora fiorì come comunità albanese zaratina, mantenendo vivi i propri costumi e dialetto almeno fino alla fine della seconda guerra mondiale, un unicum in questa parte di Dalmazia.

Zara napoleonica (1806-1814) e austriaca (1797-1806 e 1814-1918)  Veduta di Zara verso la fine del periodo asburgico
  Lo stesso argomento in dettaglio: Regno d'Italia (1805-1814) e Impero austro-ungarico.

Dopo la caduta della Repubblica di Venezia (1797) per mano di Napoleone Bonaparte Zara, in base al trattato di Campoformio, passò sotto la sovranità dell'Impero austriaco, che la tenne fino al 1806, quando a causa della pace di Presburgo, l'Istria, la Dalmazia e Cattaro furono cedute al Regno d'Italia napoleonico[5]. Zara fece parte del Regno d'Italia napoleonico dal 1806 al 1809 per poi passare alle Province illiriche, governatorato francese di epoca napoleonica costituente un'exclave della Francia metropolitana, a cui appartenne dal 1809 al 1813[5].

A Zara nel 1806 – durante il periodo del Regno napoleonico d'Italia – venne stampato il primo quotidiano della Dalmazia (bilingue in lingua italiana e – per la prima volta – croata): Il Regio Dalmata/Kraglski Dalmatin. Nel 1832 uscì la Gazzetta di Zara in italiano con un'appendice che riportava alcuni testi di legge anche in tedesco, seguita nel 1844 dal foglio croato Zora Dalmatinska.

Con il Congresso di Vienna, nel 1814, Zara tornò sotto la sovranità dell'Impero austriaco come parte del Regno di Dalmazia, territorio sotto il dominio diretto della corona austriaca, rimandoci fino al termine della prima guerra mondiale (1918).[5] Durante il dominio austriaco i conflitti etnici furono quasi latenti, volti a ottenere un maggior peso negli organismi di governo regionale (introdotti dall'Austria con la riforma dell'impero proprio per assorbire le spinte autonomistiche: è infatti del 1867 l'Ausgleich, ovvero il "compromesso" tra la nobiltà ungherese e la monarchia asburgica che portò alla costituzione dell'Impero austro-ungarico), oppure dettati da conflitto sociale: gli italiani sono i mercanti, i latifondisti, gli impiegati pubblici, i professionisti, mentre i croati sono principalmente contadini, braccianti e manovali.

 Il primo numero de Il Regio Dalmata

Gli eventi risorgimentali italiani videro Zara in prima linea. Fu la prima città dalmata a sollevarsi il 18 marzo 1848 (lo stesso giorno in cui a Milano incominciavano le Cinque giornate). Mentre la popolazione si riversava nel centro acclamando l'Italia, la concessa Costituzione, Carlo Alberto e Pio IX, si costituì una Guardia Nazionale di settecento Zaratini al comando del conte Francesco de Borrelli che adottò subito, per proprio vessillo, il tricolore italiano e il 22 marzo, mentre il barone von Fluck, commissario di polizia, abbandona la città, assume oltre ai poteri di pubblica sicurezza anche quelli amministrativi.[6]

Il colonnello Giuseppe Sartori suggerì il sebenicense Niccolò Tommaseo, liberato dal carcere e divenuto triumviro della risorta Repubblica di San Marco, di utilizzare il suo reggimento per innescare una vera e propria ribellione a Zara. Ma i vari timori che determinarono la risposta negativa di Niccolò Tommaseo provocarono una stasi nella sollevazione, che permise agli austriaci, grazie anche all'esito inconcludente della prima guerra di indipendenza italiana, persa dal Regno di Sardegna, di potere riaffermare il proprio dominio con l'ausilio dei reggimenti croati.

Nel decennio successivo i patrioti guardarono sempre più al Regno di Sardegna come soluzione per la questione italiana. Si affiancarono così al nome di San Marco pian piano anche quelli di Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso, conte di Cavour e del re Vittorio Emanuele II di Savoia, che successe al padre Carlo Alberto di Savoia dopo l'insuccesso della prima guerra di indipendenza italiana.

Durante la seconda guerra d'indipendenza, a dispetto degli ordini imperial-regi che prevedevano uno sbarco franco-sardo, la popolazione rifiutò di rafforzare le fortificazioni e imbrattò i manifesti ufficiali austriaci sopra i quali venivano affissi i bollettini di guerra piemontesi. Vi fu anche un breve scontro tra navi francesi, che assieme a quelle sarde occuparono temporaneamente l'isola di Lussino, e austriache.

La pace di Villafranca deluse però le speranze dei "marcolini" (i seguaci di una nuova Repubblica di San Marco) e dei protoirredentisti zaratini, visto che il trattato previde solo la cessione alla Francia della Lombardia da girare al Regno di Sardegna.

 Il Café Central di Zara a fine Ottocento

Durante la spedizione dei Mille alcuni dalmati partirono al seguito di Giuseppe Garibaldi o si arruolarono nelle armate piemontesi vittoriose a Castelfidardo. Le autorità asburgiche aumentarono quindi la sorveglianza perché temevano uno sbarco garibaldino o sardo in quanto vennero diffusi manifestini, da parte di agenti garibaldini, che lasciavano presagire un non lontano arrivo e invitavano nel contempo i giovani ad arruolarsi in quella che stava per diventare la Regia Marina dell'Italia unita.

In concomitanza con la proclamazione del Regno d'Italia (1861) la popolazione di Zara, il cui esempio seguiranno anche le altre città dalmate costiere, fece una manifestazione con esposizioni dalle finestre di bandiere tricolori. La conclusione della terza guerra di indipendenza, che venne sentita dagli zaratini come un imminente passaggio all'Italia, allontanò tuttavia il sogno di libertà dando vita al fenomeno dell'Irredentismo. La terza guerra di indipendenza portò infatti all'Italia, come acquisizioni territoriali, l'annessione del Veneto, di Mantova e di parte del Friuli (moderne province di Udine e Pordenone).

 La Riva Nuova di Zara con il piroscafo Gödöllő nel 1909

Verso la fine del XIX secolo in tutto l'impero si accesero le questioni nazionali. Con la costituzione degli Stati nazionali in Europa, gli abitanti di un impero immenso ed eterogeneo come quello austriaco sentirono il richiamo di un'identità basata sulla lingua e sulla cultura. In questo contesto nacque l'idea della nazione croata, comprendente i serbocroati di religione cattolica. Parimenti, con l'avvento della stampa e delle prime pubblicazioni giornalistiche, si diffusero i primi giornali e libri di stampo irredentista italiano.

Come conseguenza della terza guerra d'indipendenza italiana (1866) che portò, come già accennato, all'annessione del Veneto al Regno d'Italia, l'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone le correnti irredentiste.

Durante la riunione del consiglio dei ministri del 12 novembre 1866 l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria tracciò un progetto di ampio respiro mirante alla germanizzazione o slavizzazione delle aree dell'impero con presenza italiana:

«Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l'influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua maestà richiama gli uffici centrali al forte dovere di procedere in questo modo a quanto stabilito.»

 Lingue madri maggioritarie della popolazione in Istria, Quarnaro e Dalmazia nel 1910

Unionisti e irredentisti inizialmente fecero fronte comune contro il centralismo di Vienna ma in seguito, a causa del maggior rilievo della questione nazionale, si separarono. Dopo l'incorporazione del Lombardo-Veneto all'Italia (1859-1866), il governo austriaco favorì il formarsi di una coscienza nazionale croata, allo scopo di contrastare l'irredentismo italiano.

Nel 1867 venne istituita la duplice monarchia austro-ungarica: nel nuovo Impero austro-ungarico Zara e la Dalmazia, al contrario del Regno di Croazia e Slavonia, assegnato all'Ungheria, rimasero amministrativamente nell'orbita della parte austriaca della monarchia.

Secondo il semplice confronto dei censimenti austriaci in Dalmazia, anche a causa delle politiche filocroate del governo absburgico, i dalmati italiani rilevati si sarebbero ridotti in pochi decenni dal 12,5% (Annuario statistico dell'Impero del 1865) al 2,7% (censimento del 1910, i cui risultati sono però contestati). Zara rappresentò una parziale eccezione a questa tendenza generale. In base al censimento austroungarico del 1910 gli italiani erano il 70% della popolazione, essendo il rimanente composto principalmente da croati, serbi e tedeschi. All'inizio delle guerre napoleoniche, secondo il linguista Matteo Bartoli l'italiano era invece l'idioma parlato come prima lingua da circa il 33% della popolazione dalmata[9][10].

Nel 1909 la lingua italiana venne vietata in tutti gli edifici pubblici e gli italiani furono ufficialmente estromessi dalle amministrazioni comunali[11] a nulla servi la lettera di protesta sottoscritta da 506 impiegati nei pubblici uffici e inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri di Vienna, Barone Riccardo de Bienerth.[12]Quindi anche Zara fu coinvolta nel processo di croatizzazione della Dalmazia avvenuto durante la dominazione austroungarica. Queste ingerenze, insieme con altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele alla corona, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e rivoluzionarie.[senza fonte]

Il centro urbano di Zara riuscì a mantenere a lungo il suo carattere italiano grazie soprattutto alla massiccia presenza dei zaratini italiani. Il comune di Zara – che comprendeva anche le campagne circostanti – era invece costituito in maggioranza da croati e serbi, il che creò la dicotomia tipica dell'Adriatico orientale fra "cittadini italiani o filoitaliani" e "contadini slavi". Le tensioni fra le componenti etniche della regione ebbero quindi anche, come già accennato, delle motivazioni sociali.

I podestà asburgici di Zara  La Porta di Terraferma di Zara nel periodo asburgico

In questa sezione sono elencati i nomi dei podestà di Zara durante il periodo francese, austriaco e austroungarico. A fianco del nome del podestà, gli anni del mandato.

Trifone Pasquali (1806) Pietro Damiani de Vergada (1806 - 1811) Andrea de Borelli (1812 - 1814) Nicolò Papafava (1814 - 1819) Francesco Sanfermo (1819 - 1830) Antonio Alesani (1830 - 1832 - Assessore reggente) Antonio Cernizza (1832 - 1837 - Assessore reggente) Antonio Cernizza (1837 - 1840 - Podestà) Anton Giulio Parma (1840) Antonio Rolli (1841) Francesco de Borelli di Vrana (1841 - 1844) Antonio Nachich (1844- 1846 - Assessore reggente) Antonio Nachich (1846 - 1848 - Podestà) Marco Cernizza (1848 - 1858) Antonio Nachich (1858 - 1861) Giovanni Nasso (1861 - Assessore reggente) Cosimo de Begna Possedaria (1861 - 1874) Nicolò Trigari (1874 - 1899) Luigi Ziliotto (1899 - 1916 - Destituito dagli austroungarici. Fu in seguito il primo podestà di Zara italiana) Mate (Matteo) Škarić (1916 - 1918 - Imperial-regio commissario austroungarico. Deposto nel 1918 dal Comitato Nazionale Italiano di Zara, che rimise in carica Luigi Ziliotto).
Zara italiana (1920-1947)
  Lo stesso argomento in dettaglio: Provincia di Zara.

Dopo la prima guerra mondiale le truppe italiane occuparono militarmente la parte della Dalmazia promessa all'Italia dal Patto di Londra, accordo segreto firmato il 26 aprile 1915, che venne stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti della Triplice Intesa, con cui l'Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali in cambio di cospicui compensi territoriali in seguito non completamente riconosciuti nel successivo trattato di Versailles, che fu invece firmato alla fine del conflitto.[13] Alla vigilia dell'entrata in guerra nel primo conflitto mondiale, con il Patto di Londra fu promessa all'Italia, in caso di vittoria, poco più della metà della Dalmazia, inclusa Zara.

Nello stesso giorno del Bollettino della Vittoria del 4 novembre 1918 (il Bollettino della Vittoria Navale fu invece del 12 novembre) la torpediniera AS 55 sbarcava a Zara il primo reparto italiano: due plotoni del 225º Reggimento di fanteria della "Brigata Arezzo", accolti dalla popolazione italiana in modo entusiasta. Pur vittoriosa, l'Italia dovette portare avanti un lungo negoziato a seguito delle tensioni venutesi a formare alla Conferenza di Pace di Parigi, che negò all'Italia compensi territoriali in Dalmazia.

Dopo il 1918 la componente italiana di Zara crebbe ulteriormente a causa dell'esodo di numerose migliaia di Italiani dalle zone della Dalmazia assegnate alla Jugoslavia. Infatti quasi tutti i dalmati italiani di Sebenico, Traù, Spalato, Ragusa e altre zone della Dalmazia si trasferirono a Zara (o in altre città italiane).

Il successivo trattato di Rapallo del 1920 assegnò poi Zara all'Italia. La nuova provincia italiana di Zara, istituita nel 1920, comprendeva:

l'exclave di Zara, costituita dalla città e dal suo entroterra; l'isola di Cazza presso la costa dalmata; l'arcipelago di Lagosta presso la costa dalmata; l'arcipelago di Pelagosa tra la Puglia e la Dalmazia; l'isola di Saseno davanti a Valona (Albania).

La provincia di Zara, a cui fu assegnata la targa automobilistica ZA, con un'estensione di 120 km², era la più piccola d'Italia e quella con meno comuni avendone solo due: Zara e Lagosta. Circa la metà (55 km²) era costituita dal comune della città di Zara. All'ultimo censimento ufficiale italiano del 1936 Zara contava 22 844 abitanti, Lagosta 2 458 residenti.

 Territori italiani di Zara nella loro estensione originaria, che durò dal 1920 al 1941 e dal 1943 al 1947

Da un punto di vista amministrativo i comuni della provincia di Zara erano i seguenti:

l'exclave di Zara (55 km²), comprendente la città e il suo entroterra; Lagosta (65 km²) comprendente l'isola di Lagosta e quella di Cazza con gli isolotti e scogli circostanti, Pelagosa e Saseno.

Vi fu un successivo controesodo di alcune centinaia di croati zaratini[senza fonte], che dopo il 1926 fu incrementato dalle politiche di italianizzazione che il regime fascista introdusse in tutta Italia, particolarmente violente nelle zone abitate – come si diceva allora - da popolazioni "allogene". Parallelamente altri italiani emigrarono dalla Dalmazia a causa delle politiche repressive del governo jugoslavo di Belgrado: circa 5 000 dalmati italiani, provenienti da Traù, Sebenico, Spalato, Ragusa di Dalmazia, Bocche di Cattaro e le isole dalmate prospicienti trovarono rifugio a Zara e Lagosta negli anni venti.

Zara nella seconda guerra mondiale (1941-1943)
  Lo stesso argomento in dettaglio: Governatorato della Dalmazia e Bombardamenti di Zara.

Il 15 aprile 1941, dopo l'invasione della Jugoslavia, operazione militare della seconda guerra mondiale, la Dalmazia fu occupata dal Regio Esercito italiano[14]. Un mese dopo, in occasione della firma del trattato di Roma, che avvenne il 18 maggio 1941 e che comprendeva anche le clausole che istituivano lo Stato Indipendente di Croazia[15], Spalato venne annessa assieme a Cattaro al nuovo Governatorato della Dalmazia, divisione amministrativa del Regno d'Italia.[16][17] Zara, che contava circa 25 000 abitanti, divenne suo capoluogo, costituito dalle province di Zara stessa (notevolmente ampliata rispetto ai confini del 1920), provincia di Spalato e provincia di Cattaro, all'estremo sud della regione.

 Bombardamenti alleati su Zara (1944)

Con la creazione di altre province italiane in Dalmazia alla provincia di Zara veniva incluso tutto il suo entroterra fino a Sebenico, sino a quel momento jugoslavo, più le isole di fronte a Zara, che passarono sotto sovranità italiana[18][19]. All'interno dello stesso governatorato, tuttavia, le isole di Cazza, Lagosta e Pelagosa, originariamente appartenenti alla provincia di Zara, passarono alla neo-istituita provincia di Spalato, mentre Saseno alla provincia di Cattaro.

Zara divenne il simbolo della presenza italiana in Dalmazia, chiamata "Redenzione" dai dalmati italiani. Ma questo fatto provocò ancora più il sentimento di estraneità e ostilità che molti croati nutrivano nei confronti di questa città, da decenni vista da loro come un "artificiale" covo di irredentismo italiano.

La campagna di italianizzazione portata avanti da Benito Mussolini in Istria, nel Quarnaro e nel resto della Dalmazia occupata dalle truppe italiane non fece altro che aumentare notevolmente l'astio della popolazione croata verso lo Stato italiano, che era visto come un invasore.

 Mappa dettagliata della provincia italiana di Zara dopo il suo ampliamento, che durò dal 1941 al 1943

Dopo l'armistizio di Cassibile, il 10 settembre del 1943, la Wehrmacht occupò Zara. Il comando militare della zona fu assunto dal comandante della 114ª Jäger-Division Karl Eglseer – l'amministrazione civile fu invece formalmente assegnata alla Repubblica Sociale Italiana.

In seguito agli intensi bombardamenti, compiuti dalle forze aeree anglo-americane, quasi il 75% della popolazione zaratina abbandonò, almeno temporaneamente, la città. A partire dall'autunno 1943 su Zara venne sganciato un carico complessivo di ordigni di oltre 520 tonnellate durante le 53 incursioni aeree.

La città, successivamente soprannominata per questo da Enzo Bettiza la "Dresda italiana", fu sorprendentemente il capoluogo di provincia italiano più colpito e distrutto da bombardamenti aerei alleati, con ben l'85% della struttura urbana distrutta o gravemente danneggiata.

Causarono inoltre un numero imprecisato di morti tra i civili zaratini – stimato fra 1 000 e 2 000 – quasi il 10% dei residenti in città, rappresentando quindi pure una delle cifre percentuali più alte di vittime tra i capoluoghi italiani.

Alcuni storici, nonché le associazioni rappresentanti i zaratini superstiti ed esuli, hanno avanzato l'ipotesi che questa distruzione fu deliberatamente richiesta da Tito, tesi che però non ha ancora trovato conferme ufficiali e definitive.[20] Alla fine di ottobre 1944 l'esercito tedesco e in seguito la maggior parte dell'amministrazione civile italiana abbandonarono la città con l'eccezione del viceprefetto Giacomo Vuxani con alcuni funzionari della prefettura e i Carabinieri di stanza in città.

Zara jugoslava (1947-1991)  Zara nel 1944 dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale che colpirono la città

Il 31 ottobre del 1944 Zara fu occupata dai partigiani di Tito e successivamente annessa alla Jugoslavia socialista, anche se solo nel settembre 1947 tale annessione fu ufficialmente riconosciuta dal trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate. L'esodo degli italiani dalla città – incominciato già all'epoca dei bombardamenti – fu pressoché totale.

In tale periodo furono numerosi inoltre gli atti di discriminazione, intolleranza e persecuzione verso gli italiani e filoitaliani da parte delle formazioni occupanti jugoslave: sequestri, arresti e deportazioni, torture, annegamenti, fucilazioni e altre modalità d'esecuzione coinvolsero circa un centinaio di zaratini italiani.[21]

Incorporata a seguito dei trattati di pace nella nuova Jugoslavia socialista, Zara per la prima volta nella sua storia, perse ufficialmente il nome italiano e mantenne solo quello croato di Zadar. Lo status di lingua ufficiale dell'italiano fu abolito e fortemente avversato il suo utilizzo in qualsiasi ambiente pubblico.

L'ultimo colpo alla presenza italiana avvenne nell'ottobre del 1953, quando nel pieno del conflitto diplomatico per Trieste le scuole italiane zaratine superstiti furono chiuse e gli allievi trasferiti, da un giorno all'altro, nelle scuole croate. Il serbo-croato diventò così l'unica lingua riconosciuta, insegnata e consentita a Zara.

La città conobbe un forte incremento della popolazione negli anni cinquanta e sessanta, principalmente legato all'inurbamento dalle zone rurali e all'industrializzazione, fenomeni entrambi incoraggiati dal nuovo governo socialista. La costruzione della Strada Maestra Adriatica, della connessione ferroviaria e dell'aeroporto contribuirono allo sviluppo del turismo e all'accessibilità di Zara. La crescita della popolazione rallentò nei decenni successivi e l'economia di Zara incominciò a ristagnare a fine anni ottanta a causa della crisi economica jugoslava.[22]

Zara nella Croazia indipendente (dal 1991)  Scorcio del centro storico di Zara

Nel 1991 la Repubblica di Croazia dichiarò la sua indipendenza dalla Jugoslavia: Zara fu nuovamente sotto assedio, questa volta da parte dei serbi dell'armata popolare. Solo dopo un paio di anni la situazione si normalizzò. I pochi italiani rimasti a Zara approfittarono della situazione creando nel 1991 una locale Comunità degli Italiani. Il sodalizio conta oggi più di 400 soci[23]. In città è presente anche la Società Dante Alighieri che ha lo scopo di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo.

Nel 1998 Zara ha ospitato le Olimpiadi di Informatica dell'Europa Centrale, competizione fra studenti delle scuole secondarie che si svolgono annualmente al pari delle Olimpiadi internazionali dell'informatica (queste ultime, nel 1998, si sono svolte invece nella città portoghese di Setúbal). Dopo il 2000 si è avviato un processo di sviluppo socioeconomico della città, che si manifesta anche in una qualche accettazione e rivalutazione della residua comunità italiana.

Nel 2009 è stata approvata la creazione di un asilo italiano a Zara dopo 56 anni, grazie principalmente agli sforzi del deputato istriano a Zagabria Furio Radin e di Maurizio Tremul, i due più alti dirigenti dell'Unione Italiana[24]. Tutto però è stato annullato, a causa dell'inserimento di una sorta di "filtro etnico" per l'iscrizione, per cui potevano essere ammessi all'asilo italiano solo i bambini in possesso della cittadinanza italiana.

Le autorità cittadine hanno affermato di avere imposto questo filtro per non "italianizzare" i bimbi zaratini. La cosa ha impaurito la locale minoranza - timorosa di essere conteggiata nominalmente e in grandissima parte non in possesso del passaporto italiano – di conseguenza le iscrizioni non hanno raggiunto il numero minimo di cinque. I rappresentanti della minoranza Furio Radin e Maurizio Tremul hanno protestato vivacemente, chiedendo l'abolizione di tale limitazione all'accesso[25]. Dopo un lungo e travagliato iter, causato dalla forte opposizione di una parte della locale maggioranza croata, l'asilo è stato inaugurato nel 2013.

Onorificenze
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria 
Medaglia d'oro al valor militare
«Zara, città italiana per lingua, cultura e storia, ha dato alla patria nell'ultimo conflitto, tra morti e dispersi militari e civili, un decimo della sua popolazione. 7 Medaglie d'Oro, 22 Medaglie d'Argento e molte altre medaglie al valor militare stanno a testimoniare la valorosa determinazione del suo popolo nei momenti supremi.

Dal settembre 1943 in avanti la città ha continuato a battersi per mantenere la sua identità. I fanti, bersaglieri, alpini, marinai e avieri, tra cui molti zaratini del neo costituito battaglione partigiano italiano Mameli furono i primi ad affrontare l'invasore tedesco. Le molte decine di caduti in combattimento e le centinaia di italiani vittime di esecuzioni sommarie o morti nei lager, annegati, sono stati il prezzo della resistenza.

Sottoposta a violenti bombardamenti aerei a tappeto, distrutto più di ogni altro capoluogo di provincia del nostro Paese, per l'eroica lotta Zara ha aggiunto alla sua storia altre pagine di grande coraggio. Al fine della guerra Zara desistette solo quando ogni ulteriore resistenza era materialmente impossibile. Le vestigia veneto-romane e le rovine dell'ultimo combattuto periodo restano a memoria della presenza della nostra gente. Il Gonfalone del Comune di Zara, fortunosamente riportato in Patria, testimonia un glorioso passato e quanto sia, comunque, rimasto forte nella gente di Zara l'amore per la Patria comune e la fiducia nei valori che uniscono tutti gli italiani. Fulgido esempio di attaccamento alla Patria e delle più elevate virtù militari, Zara: giugno 1940 – aprile 1945»
— 21 settembre 2001

La medaglia, concessa al «libero comune di Zara in esilio» dal presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, non è mai stata consegnata a causa delle proteste del governo croato[26].

^ Plinio il Vecchio, III, 140) ^ Bellum Alexandrinum, 42. ^ Plinio il Vecchio, III, 141 e 152; CIL III, 2925 ^ Mappa interattiva delle fortificazioni veneziane dello Stato da Mar nei Balcani meridionali ^ a b c Zara, su treccani.it. URL consultato il 3 luglio 2019. ^ Per l’Italia - Oddone Talpo - Società Dalmata di Storia Patria - pag.47 ^ Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971 ^ (DE) Jürgen Baurmann, Hartmut Gunther e Ulrich Knoop, Homo scribens : Perspektiven der Schriftlichkeitsforschung, Tübingen, 1993, p. 279, ISBN 3-484-31134-7. ^ Bartoli, Matteo. Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia. p.46 ^ Seton-Watson, "Italy from Liberalism to Fascism, 1870-1925". pag. 107 ^ Dizionario Enciclopedico Italiano (Vol. III, pag. 730), Roma, Ed. Istituto dell'Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, 1970 ^ Per l’Italia - Oddone Talpo - Società Dalmata di Storia Patria - pag.72 ^ Londra nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 21 marzo 2017. ^ SPALATO, su treccani.it. URL consultato il 23 maggio 2016. ^ Alberto Becherelli, Italia e stato indipendente croato, 1941-1943, Edizioni Nuova Cultura, 1º gennaio 2012, p. 90, ISBN 978-88-6134-780-9. URL consultato il 22 maggio 2016. ^ Francesca Ferratini Tosi, Gaetano Grassi e Massimo Legnani, L'Italia nella seconda guerra mondiale e nella resistenza, Franco Angeli, 1º gennaio 1988. URL consultato il 18 maggio 2016. ^ Nikola Anić: Povijest Osmog dalmatinskog korpusa Narodnooslobodilačke vojske Hrvatske : 1943.-1945., p. 12 ^ R.D.L. 18 maggio 1941, n. 452 ^ Regio Decreto Legge del 7 giugno 1941 n. 453 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale I, 1941, No. 133. p. 2240 f.) ^ D. Magaš, "Zadar on the Crossroad of Nationalisms in the 20th Century", in GeoJournal, 48, 1999 ^ Gino Bambara, Intervista a Giovanni Minak, in la Rivista dalmatica, XCIX, n. 2, aprile - giugno 2010. ^ Vera Graovac Matassi, Contemporary Urban Changes in Croatia - The Case Study of Zadar, in Alexandru Calcatinge (a cura di), Critical Spaces: Contemporary Perspectives in Urban, Spatial and Landscape Studies, LIT Verlag Münster, 2014, ISBN 978-3-643-90495-9. ^ Comunità degli Italiani di Zara, su unione-italiana.hr. URL consultato il 30 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2011). ^ Asilo italiano a Zara nell'autunno 2009, su arcipelagoadriatico.it. URL consultato il 26 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011). ^ Asilo Zara: italiano solo per italiani - traduzione dell'articolo di Slobodna Dalmacija del 27 maggio 2009 ^ Paolo Mieli, Il martirio di Zara italiana e la medaglia che non c'è, in Corriere della Sera, 23 marzo 2010.
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