Contesto di Bosnia ed Erzegovina

La Bosnia ed Erzegovina, comunemente indicata anche come Bosnia-Erzegovina e a volte chiamata con la sineddoche Bosnia (in croato e bosniaco: Bosna i Hercegovina, in serbo: Босна и Херцеговина?, traslitterato: Bosna i Hercegovina), è uno Stato dell'Europa situato nei Balcani occidentali.

Confina con la Serbia a est, il Montenegro a sud-est e con la Croazia a nord e ovest. La città di Neum, situata a sud-ovest, si affaccia sul mare Adriatico ed è l'unico sbocco sul mare. La sua superficie territoriale è di 51209 km² e la sua capitale è Sarajevo. Fino all'aprile del 1992 faceva parte della Jugoslavia. Dal 1995 è una repubblica parlamentare federale.

Il nome Bosnia deriva dal nome del fiume Bosna; mentre il nome di Erzegovina deriva dal titolo di «herceg» (her...Leggi tutto

La Bosnia ed Erzegovina, comunemente indicata anche come Bosnia-Erzegovina e a volte chiamata con la sineddoche Bosnia (in croato e bosniaco: Bosna i Hercegovina, in serbo: Босна и Херцеговина?, traslitterato: Bosna i Hercegovina), è uno Stato dell'Europa situato nei Balcani occidentali.

Confina con la Serbia a est, il Montenegro a sud-est e con la Croazia a nord e ovest. La città di Neum, situata a sud-ovest, si affaccia sul mare Adriatico ed è l'unico sbocco sul mare. La sua superficie territoriale è di 51209 km² e la sua capitale è Sarajevo. Fino all'aprile del 1992 faceva parte della Jugoslavia. Dal 1995 è una repubblica parlamentare federale.

Il nome Bosnia deriva dal nome del fiume Bosna; mentre il nome di Erzegovina deriva dal titolo di «herceg» (herzeg, dal tedesco: Herzog, duca), e il nome della regione significa letteralmente «la terra di herzeg» (Hercegova zemlja, Hercegovina; nome della regione che si riscontra per la prima volta nei documenti storici del 1448).

Di più Bosnia ed Erzegovina

Informazioni di base
  • Moneta Marco bosniaco
  • Prefisso telefonico +387
  • Dominio Internet .ba
  • Mains voltage 230V/50Hz
  • Democracy index 4.84
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 3816459
  • La zona 51197
  • Lato guida right
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Bosnia ed Erzegovina.
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      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Bosnia ed Erzegovina.
    Dagli Illiri all'epoca medievale

    I primi insediamenti umani sono riconducibili al Neolitico. Non sono molte le notizie sulle popolazioni che abitavano la Bosnia in quell'epoca, ma sembra che vi fosse la compresenza di varie popolazioni che parlavano differenti lingue. Certamente vi erano gli Illiri e vi sono tracce di una migrazione celtica nel IV secolo a.C. Nel 229 a.C. iniziò un lungo conflitto tra Illiri e Romani, descritto nelle cronache dell'epoca come uno dei più difficili e impegnativi dopo le Guerre Puniche, che portò all'annessione dell'Illiria nel 9 d.C.

    Tra il 337 e il 395 d.C., durante la disgregazione dell'Impero romano, la Dalmazia e la Pannonia divennero parte dell'Impero romano d'Occidente, durante il periodo giustinianeo divenne parte dell'Impero bizantino, per poi essere parzialmente conquistata dagli Avari. Le conoscenze della storia dei Balcani occidentali durante il Medioevo sono frammentarie, comunque dopo l'arrivo degli Slavi a partire dal VII secolo si instaurò una struttura sociale tribale che venne parzialmente smantellata intorno al IX secolo.

    Il principato di Serbia e il regno di Croazia si divisero il controllo della Bosnia ed Erzegovina nel IX e nel X secolo che in quell'epoca aveva i confini differenti; per una serie di circostanze il territorio venne poi conteso tra il Regno di Ungheria e l'Impero bizantino fino al XII secolo, quando raggiunse l'autonomia, persa completamente in seguito alle continue invasioni turche nella prima metà del Quattrocento, tramutatesi nel 1463 in una plurisecolare occupazione, durata fino al 1881.

    Il Regno di Bosnia e il Ducato dell'Erzegovina
     Massima estensione raggiunta dal Regno di Bosnia (1391)

    Il primo governante bosniaco fu bano (principe) Borić, il secondo bano Kulin il cui governo segnò l'inizio di controversie religiose, legate ad una Chiesa bosniaca, spesso considerata eretica sia dai cattolici romani che dai bizantini ortodossi, e più tardi a torto associata al bogomilismo. La lite scatenò di fatto una lunga ed estenuante lotta per il potere tra i Šubić e i Kotromanić, che andò avanti fino al 1322, quando Stefano II Kotromanić divenne bano. Più tardi, suo nipote Tvrtko I ottenne il controllo della Bosnia e si incoronò re il 26 ottobre 1377. I confini della Bosnia di Tvrtko I non coincidono con i confini della Bosnia ed Erzegovina. Il regno durò, tra varie instabilità politiche e sociali, fino al 1463, quando fu occupato e distrutto dai turchi ottomani, mentre l'erede della corona, Katarina Kosača Kotromanić, fuggì a Roma cercando per sé e per il suo paese la protezione del Papa, a cui lasciò anche la corona della Bosnia. I suoi figli, come numerosi suoi sudditi, furono imprigionati dai turchi e costretti ad abbandonare la fede cristiana e ad accettare l'Islam, a cui soprattutto i bogomili aderirono in massa. Dopo la caduta del regno di Bosnia, gli ottomani sottomisero gran parte del territorio della Bosnia.

    L'Erzegovina, separatasi dal resto del Regno nel 1448, per iniziativa del conte dello Zahumlje Stjepan Vukčić Kosača, che se ne proclamò Herzeg (termine derivato da Herzog, ossia Duca in tedesco, e da cui trova origine il nome attribuito da allora alla regione), resistette al dominio ottomano fino al 1482.

    L'ultimo baluardo cristiano a cedere all'avanzata ottomana in Bosnia ed Erzegovina fu la città fortificata di Bihać nel 1592.

    L'epoca ottomana
      Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista ottomana della Bosnia ed Erzegovina ed Eyalet di Bosnia.
     Devscirme o "Tributo di sangue". Miniatura ottomana tratta dal Süleymanname (1558) che rappresenta i giovani strappati alle loro famiglie per formare giannizzeri

    La conquista ottomana segnò una nuova era nella storia bosniaca introducendo cambiamenti radicali nel panorama politico e culturale della regione, che venne assorbita dall'Impero ottomano. Il dominio durò tre secoli e portò notevoli cambiamenti, tra cui l'emergere di una comunità musulmana che divenne maggioritaria anche per i benefici sociali, economici e politici. L'aumento della popolazione musulmana era dovuto sopra tutto ad un alto numero di conversioni all'Islam da parte dei cristiani: sebbene i cristiani erano considerati dhimmi ("protetti") secondo il diritto ottomano, erano però assoggettati al pagamento della jizya e in certe circostanze al devscirme.

    Durante l'Impero ottomano, la Bosnia visse un periodo di pace relativa, Sarajevo e Mostar divennero centri urbani di una certa rilevanza e nella capitale bosniaca venne costruita la biblioteca (Sarajevska vijećnica), la torre dell'orologio (Sarajevska sahat kula), il ponte vecchio Stari Most, la moschea Gazi Husrev-beg e la Moschea dell'Imperatore.

    Molti bosniaci divennero personaggi influenti nella vita culturale, sociale e politica dell'impero ottomano, che alla fine del XVII secolo iniziò comunque a vacillare. L'instabilità portò a rivolte, malcontenti e battaglie che si conclusero con il Congresso di Berlino e il conseguente Trattato di Berlino (1878).

    Il Congresso di Berlino del 1878 e il periodo austro-ungarico
      Lo stesso argomento in dettaglio: Vilayet di Bosnia e Amministrazione austro-ungarica in Bosnia ed Erzegovina.

    Al Congresso di Berlino il ministro austro-ungarico Gyula Andrássy ottenne l'occupazione e l'amministrazione della Bosnia e dell'Erzegovina. Il periodo austro-ungarico fu caratterizzato da una relativa stabilità politica, da riforme sociali e amministrative che tendevano a far diventare la Bosnia una 'colonia modello' per cercare di limitare i sentimenti antiaustriaci e antiungheresi dei croati, soprattutto, l'insorgere di un nazionalismo degli Slavi del Sud.

    Durante il dominio asburgico molte furono le riforme per superare il sistema ottomano, codificando un moderno sistema legislativo e politico e introducendo una modernizzazione generale. Vennero, inoltre, costruite tre chiese cattoliche soltanto a Sarajevo e varie nella Bosnia per sostenere la popolazione cattolica locale.

    Nel giro di tre anni, l'Austro-Ungheria ottenne il placet della Germania e della Russia per l'annessione della Bosnia ed Erzegovina, formalizzata il 18 giugno 1881 con il Dreikaiserbund, alleanza tra Guglielmo I di Germania, Francesco Giuseppe e Alessandro III di Russia.

    Un sanguinoso colpo di Stato nel vicino Regno di Serbia, il 10 giugno 1903, instaurò a Belgrado un governo che si opponeva agli austriaco-ungheresi e propagava l'unione degli Slavi del Sud sotto la bandiera del medesimo Regno di Serbia. In Bosnia ed Erzegovina e in Croazia, che insieme alla Slovenia, in quel momento erano inglobate nell'Impero degli Asburgo, la rivolta di Belgrado suscitò poche reazioni, ottenendo soltanto il plauso delle minoranze ortodosse, sempre più serbizzate. L'imperatore di Vienna rimase fortemente preoccupato per l'andamento dei fatti. La situazione si complicò ulteriormente dopo una rivolta all'interno dell'Impero ottomano nel 1908, anche perché la Russia guardava con sempre crescente interesse verso le terre degli slavi del sud.

    In una tale situazione internazionale, piuttosto complessa e delicata, il ministro russo Alexander Izvolsky si rivolse a Vienna il 2 luglio 1908 per chiedere il sostegno alla richiesta di accesso delle navi dello zar russo allo stretto dei Dardanelli verso il Mediterraneo, offrendo in cambio l'appoggio russo nella questione croata e slava in generale. Poco dopo, l'Austro-Ungheria il 6 ottobre 1908 proclamò l'annessione della Bosnia ed Erzegovina, scatenando reazioni contrastanti in Europa, conclusesi con l'annessione formale nel 1909.

    La Serbia fu scontenta dell'annessione, perché tale atto di Vienna scombussolò i suoi piani di espansione. Le tensioni politiche tra Belgrado e Vienna culminarono il 28 giugno 1914, quando il giovane nazionalista serbo Gavrilo Princip assassinò a Sarajevo l'erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, che si era dichiarato disposto a risolvere in maniera soddisfacente le richieste degli slavi dell'Impero. L'atto terroristico è considerato da molti la miccia della prima guerra mondiale.

    La Bosnia tra le due guerre mondiali  Suddivisione in banati del Regno di Jugoslavia (1929-1939)

    Alla fine della prima guerra mondiale, il 1º dicembre 1918, la Bosnia entrò a far parte dello Stato degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi, rinominato poi Regno di Jugoslavia il 3 ottobre 1929, guidato dal re Alessandro I di Iugoslavia, assassinato il 9 ottobre 1934, cui succedette al trono Pietro II di Iugoslavia con un governo guidato da Paolo Karađorđević fino al colpo di Stato del 27 marzo 1941 e all'invasione da parte dell'Asse, il 6 aprile 1941.

    Il 10 aprile 1941 la Bosnia ed Erzegovina fu inglobata nello Stato Indipendente di Croazia (NDH), uno stato fantoccio di fatto dipendente dalla Germania nazista e dall'Italia fascista e retto dal dittatore croato Ante Pavelić, comandante degli ùstascia, un gruppo di opposizione di ispirazione nazifascista, che attuò una pulizia etnica contro ortodossi, ebrei, musulmani, rom e comunisti, che causò decine di migliaia di vittime innocenti.

    Nel frattempo i partigiani jugoslavi organizzarono un movimento di resistenza capitanato da Josip Broz Tito (7 maggio 1892 - 4 maggio 1980). Durante la seconda guerra mondiale gli scontri tra gli ùstascia di Pavelic e i partigiani di Tito furono sanguinosi e numerosi i crimini di guerra.

    La Jugoslavia socialista
      Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina.
     Bandiera della S. R. di Bosnia ed Erzegovina (1946-1992) Dissoluzione della Jugoslavia (1989-2008)

    Il 31 gennaio 1946 venne redatta una nuova Costituzione che includeva la Bosnia e l'Erzegovina all'interno della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, una repubblica socialista orbitante intorno all'URSS, prima che la Lega dei Comunisti di Jugoslavia fosse espulsa nel 1948 dal Cominform.

    La storia della Bosnia fino alla morte di Tito, alla successiva lenta disgregazione del regime comunista jugoslavo, alla caduta del Muro di Berlino e alla fine della Guerra fredda, coincide con quella della Jugoslavia. Alla morte di Josip Broz Tito nel 1980 vi fu una turnazione di presidenti che detenevano il potere per un anno. Le Olimpiadi invernali del 1984 diedero una visibilità internazionale alla Bosnia ed Erzegovina.

    La guerra dal 1991 al 1995
      Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra in Bosnia, Operazione Deliberate Force e Accordo di Dayton.
     Edificio adiacente la sede dell'Assemblea parlamentare della Bosnia ed Erzegovina in fiamme durante l'assedio di Sarajevo (1992)

    In seguito a un periodo di instabilità politica, sociale ed economica, la Jugoslavia venne scossa dall'emergere di movimenti nazionalisti, che il dirigente della Lega dei Comunisti di Serbia Slobodan Milošević seppe manovrare facendo leva sull'idea di Grande Serbia.

    Sovvertendo lo stato di diritto, che all'epoca era già piuttosto instabile, utilizzando le frange violente delle tifoserie da stadio organizzate in milizie paramilitari, l'Esercito regolare della Jugoslavia socialista (l'Esercito Popolare Jugoslavo, JNA) e i dirigenti serbi dell'Alleanza Socialista di Jugoslavia (comunisti jugoslavi), Milošević in Bosnia ed Erzegovina usò la tattica già sperimentata in precedenza in Croazia. In tale contesto, sostenne lo psichiatra e poeta Radovan Karadžić, criminale di guerra arrestato dopo lunga latitanza e condannato per crimini di guerra e di genocidio dal TPIY, il Tribunale ONU a L'Aia, e il lungamente latitante (16 anni di latitanza conclusasi con l'arresto il 26 maggio 2011) Ratko Mladić, anch'egli condannato per crimini di guerra e di genocidio. Nel frattempo, Milošević nel giugno 1991 promosse prima la guerra in Slovenia (conclusasi dopo pochi giorni con il ritiro serbo-jugoslavo) e poi la guerra in Croazia, cercando di fare in tutti i modi e in tutti i sensi "terra bruciata", come pure fu denominata l'operazione. La Bosnia ed Erzegovina fu coinvolta involontariamente in tale furia bellica per vari motivi e a vari titoli.

     Commemorazione nel 2006 del massacro dei musulmani a Srebrenica

    La guerra divampò subito dopo il referendum sull'indipendenza della Bosnia ed Erzegovina dalla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e la conseguente dichiarazione di indipendenza. Gli attori principali del conflitto furono le forze armate della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina e delle formazioni militari delle autoproclamate Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina e Repubblica Croata dell'Erzeg-Bosnia. Al conflitto parteciparono anche formazioni paramilitari, e in esso furono coinvolti anche la forza di protezione delle Nazioni Unite UNPROFOR e la NATO. Durante la guerra furono commessi molteplici crimini di guerra e atroci massacri nell'ambito di vere e proprie operazioni di pulizia etnica. Alla sua fine diede un contributo la NATO con una decisa azione militare aerea repressiva, denominata Operazione Deliberate Force, che indusse le forze serbe ad accettare la cessazione delle ostilità e partecipare alle trattative di pace a Dayton, che consentirono di porre fine alla guerra.

    La fine della guerra e la prospettiva europea  Slobodan Milošević, presidente della Jugoslavia e rappresentante degli interessi dei Serbi di Bosnia ed Erzegovina, il presidente della Croazia Franjo Tuđman e il presidente della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina Alija Izetbegović, a Parigi il 14 dicembre 1995, alla firma dell’accordo di pace raggiunto a Dayton il 21 novembre 1995.

    Alla fine delle guerre balcaniche la Bosnia ed Erzegovina è stata posta sotto tutela internazionale, divisa in unità amministrative e ha richiesto di essere riconosciuta nel processo di allargamento dell'Unione europea. Essendo stata la regione jugoslava più colpita dalla guerra, la comunità internazionale lavora per ristabilire un sistema giudiziario, politico, amministrativo ed economico nella nazione, combattere la corruzione e la criminalità, ristabilire un sistema economico sano e conforme al mercato europeo.

    La riforma costituzionale del sistema di Dayton è stata all'ordine del giorno per tutto lo scorso decennio, senza esito. La Bosnia vi è arrivata più vicino nel 2006, con le riforme del "pacchetto di aprile" (Aprilski Paket), che tuttavia sono state battute per due voti in Parlamento. Successivi incontri nel 2009 (processo di Prud) e 2012 non hanno avuto esito.[1] A partire dal 2006, inoltre, con l'arrivo al potere nella Republika Srpska del partito SNSD di Milorad Dodik, ha avuto avvio una relazione più conflittuale tra il livello statale e il livello sub-statale, con ripetute minacce secessioniste da parte della RS.

    Nel dicembre 2007 la Bosnia ed Erzegovina ha sottoscritto con l'Unione europea l'accordo di Stabilizzazione e Associazione, primo passo per l'integrazione europea. Nell'aprile 2008 il Parlamento bosniaco ha adottato la riforma della polizia, condizione che da tempo l'Unione europea ha posto alla Bosnia ed Erzegovina per firmare l'accordo di pre-adesione. L'accordo di Stabilizzazione e Associazione è stato firmato il 16 giugno 2008. A seguito del fallimento nel 2014 della riforma costituzionale per allineare la Costituzione bosniaca alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo, per quanto riguarda l'elettorato passivo delle minoranze alla Presidenza e alla Camera alta (caso Sejdic-Finci), l'UE ha modificato le proprie condizioni, indicando l'adozione di una agenda di riforme socioeconomiche come condizione per l'entrata in vigore dell'Accordo di Stabilizzazione e Associazione[2], tale accordo è quindi entrato in vigore il 1º giugno 2015. Il 15 dicembre 2022 il Consiglio europeo concede alla Bosnia ed Erzegovina lo status di candidato per l'Adesione all'Unione europea.[3]

    A fine 2010 sono stati inoltre rimossi i requisiti di visto Schengen per i cittadini bosniaci.

    Il 7 ottobre 2018 si sono svolte le elezioni parlamentari e presidenziali, le ottave dal Dopoguerra, per eleggere la Presidenza e la Camera dei rappresentanti a livello statale, la Camera dei rappresentanti della Federazione, l’Assemblea nazionale e il Presidente e i vicepresidenti della Republika Srpska, le assemblee parlamentari a livello locale, per un totale di 518 cariche elettive.

    ^ Davide Denti, Giorgio Fruscione, Alfredo Sasso, Bosnia: La Nuova Costituzione, Most 4/2013 ^ Davide Denti, BOSNIA: Presto in vigore l'accordo d'associazione all'UE. Ma a che prezzo? East Journal, 31 marzo 2015 ^ La Bosnia ed Erzegovina è un nuovo Paese candidato all'adesione Ue, su eunews.it.
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