Գառնու հեթանոսական տաճար

( Tempio di Garni )

Il tempio di Garni (in armeno: Գառնու տաճար?, Gaṙnu tačar, ˈgɑrnu ˈtɑtʃɑʁ) è il solo tempio Greco-Romano colonnato rimasto in Armenia. Realizzato in stile ionico e situato nel villaggio di Garni è la struttura e simbolo più conosciuto dell'Armenia pre-cristiana.

L'edificio fu probabilmente fatto costruire da re Tiridate I nel I secolo d.C. e dedicato al dio del sole Mihr. In seguito alla conversione dell'Armenia al cristianesimo all'inizio del IV secolo venne convertito in una residenza estiva per Khosrovidukht, sorella di Tiridate III. Secondo alcuni studiosi non era un tempio, ma una tomba e per questo sopravvisse alla distruzione delle strutture pagane. Crollò nel terremoto del 1679. L'interesse rinnovato nel XIX secolo portò agli scavi del sito e alla sua ricostruzione tra il 1969 e il 1975. è...Leggi tutto

Il tempio di Garni (in armeno: Գառնու տաճար?, Gaṙnu tačar, ˈgɑrnu ˈtɑtʃɑʁ) è il solo tempio Greco-Romano colonnato rimasto in Armenia. Realizzato in stile ionico e situato nel villaggio di Garni è la struttura e simbolo più conosciuto dell'Armenia pre-cristiana.

L'edificio fu probabilmente fatto costruire da re Tiridate I nel I secolo d.C. e dedicato al dio del sole Mihr. In seguito alla conversione dell'Armenia al cristianesimo all'inizio del IV secolo venne convertito in una residenza estiva per Khosrovidukht, sorella di Tiridate III. Secondo alcuni studiosi non era un tempio, ma una tomba e per questo sopravvisse alla distruzione delle strutture pagane. Crollò nel terremoto del 1679. L'interesse rinnovato nel XIX secolo portò agli scavi del sito e alla sua ricostruzione tra il 1969 e il 1975. è una delle principali attrazioni turistiche dell'Armenia e il santuario centrale del neopaganesimo armeno.

Fondazione Opinione maggioritaria
 
 
L'iscrizione greca di Tiridate I[1]

La data precisa di costruzione del tempio è sconosciuta e soggetta a dibattito. L'opinione maggioritaria è che sia stato costruito nel 77 d.C. durante il regno di Tiridate I.[2] Questa data è stata calcolata sulla base di un'iscrizione in greco antico,[N 1] scoperto dall'artista Martiros Saryan nel 1945 su un muro della fortezza, che nomina Tiridate il Sole (Helios) come fondatore del tempio.[3][4] L'iscrizione è danneggiata e varie letture sono possibili. James R. Russell cita come lettura più ragionevole Ashot G. Abrahamian:[5]

«The Sun Tiridatēs / of Greater Armenia, lord as despot, built a temple / for the queen; the invincible... / in the eleventh year of his reign. / ...Under the protection of the... / may the priest to the great cave (?) / in the vain (?) / of the witness and thanks.»

Un'altra lettura, fatta da Poghos Ananian e citata da Vrej Nersessian è:[6]

«The Sun God Tiridates, uncontested king of Great Armenia built the temple and the impregnable fortress in the eleventh year of his reign when Mennieay was hazarapet [thousander, chiliarch] and Amateay was sparapet [general, commander].»

La maggior parte degli studiosi attribuisce l'iscrizione a Tiridate I e poiché questa dice che il tempio fu costruito nell'undicesimo anno del suo regno, si ritiene che sia stato completato nel 77 d.C.[7][N 2] La data è legata principalmente alla visita di Tiridate I a Roma nel 66 d.C., dove fu incoronato dall'imperatore Nerone.[N 3] Per ricostruire la città di Artaxata, distrutta dal generale Romano Gnaeus Domitius Corbulo, Nerone diede a Tiridate 50 milioni di dracme e fornì artigiani Romani. Al suo ritorno in Armenia Tiridate iniziò un grande progetto di costruzioni, inclusa la ricostruzione della città fortificata di Garni. È in questo periodo che si ritiene che il tempio sia stato costruito.[12]

Si pensa che il tempio sia stato dedicato a Mihr,[N 4][14][15] il dio del sole della mitologia armena, influenzata dal Zoroastrianismo ed equivalente a Mithra. Tiridate, come altri monarchi armeni, considerava Mihr come patrono. Alcuni studiosi hanno sostenuto che nel contesto storico nel quale il tempio fu eretto, ciò al ritorno da Roma come re, è naturale che Tiridate dedicasse il tempio al suo dio patrono.[12] Inoltre sono stati scoperti sculture in marmo bianco di zoccoli di toro a circa 20 metri dal tempio, che potrebbero essere i resti di una scultura del dio Mihr, che veniva spesso ritratto in lotta con un toro.[16]

Teorie alternative

Arshak Fetvadjian descrive il tempio come un "edificio di stile romano per il culto panteistico degli idoli popolari ai giorni della dinastia degli Arsacidi."[17]

Come riportato da Kamilla Trever in 1950, Secondo una diversa interpretazione di Kamilla Trever la letteratura esistente e le monete coniate all'epoca, l'erezione del tempio iniziò nel 115 d.C. Il motivo per la sua costruzione sarebbe stata la dichiarazione dell'Armenia come provincia romana[7] e il tempio avrebbe ospitato l'effige imperiale di Traiano.[18]

Una teoria alternativa proposta da Richard Denys Wilkinson nel 1982 suggerisce che l'edificio sia una tomba, probabilmente costruita nel 175. Questa teoria si basa sul confronto con gli edifici greco-romani dell'Asia Minore occidentale (per esempio il Tempio delle Nereidi, il Mausoleo a Belevi, il Mausoleo di Alicarnasso),[13] la scoperta di tombe nelle vicinanze che risalgono a quell'epoca e il ritrovamento di alcuni marmi nello stile dei sarcofaghi asiatici. Wilkinson inoltre afferma che non ci sono prove dirette che colleghino il tempio al mitraismo o a Mihr e che le iscrizioni greche probabilmente si riferiscono a una fortezza precedente eretta sul sito e non alla struttura colonnata. Nota inoltre che è improbabile che un tempio pagano sia sopravvissuto alle distruzioni avvenute nel periodo della conversione al cristianesimo nel IV secolo, mentre tutti gli altri templi furono distrutti. Wilkinson suggerisce che la struttura possa essere stata una tomba eretta in onore di uno dei re romanizzati dell'Armenia della fine del II secolo.[19][2]

James R. Russell ritiene che non ci siano prove che la struttura sia un tempio di Mihr ed è scettico sul fatto che le iscrizioni si riferiscano ad essa.[20]

Periodo cristiano

All'inizio del IV secolo,[N 5] quando il re armeno Tiridate III adottò il cristianesimo come religione di stato, praticamente tutti i luoghi di adorazione pagani furono distrutti.[26] Il tempio di Garni è la sola struttura pagana,[N 6] ellenistica,[14][31] e greco-romano[32] ad essere sopravvissuta alla distruzione. Rimane sconosciuto il motivo, ma il filosofo Grigor Tananyan propone che il suo status di "capolavoro d'arte" potrebbe averlo salvato dalla distruzione. Suggerisce che il tempio era percepito come la "quintessenza di un'intera cultura."[33] Robert H. Hewsen suggerisce che non venne distrutto perché non era un tempio, ma una tomba di un re di Armenia nominato dai Romani. Nota inoltre che nel settimo secolo venne costruita una chiesa al suo fianco e non al suo posto.[34]

Secondo Movses Khorenatsi una residenza estiva fu fatta costruire all'interno della fortezza per Khosrovidukht, la sorella di Tiridate III.[3][30] Per questo motivo furono fatte alcune modifiche al tempio. L'altare sacrificale all'esterno del tempio e la statua di venerazione nella cella furono rimosse. L'apertura nel tetto fu chiusa. La struttura di pietra per rimuovere l'acqua dal tetto fu anch'essa rimossa, mentre l'entrata del tempio fu modificata.[33]

Sui muri del tempio c'è una serie di graffiti in arabo, datati al IX-X secolo.[2] Sul muro dell'ingresso del tempio c'è un'iscrizione in armeno datata 1291 e lasciata dalla principessa Khoshak of Garni, nipote di Ivane Zakarian, della famiglia zakaride, comandante delle forze georgiane-armene all'inizio del XIII secolo, e da Amir Zakare, figlio di Khoshak. Racconta dell'esenzione della popolazione di Garni da tasse in forma di vino, capre e pecore.[35]

Crollo

Tutte le colonne del tempio collassarono in seguito a un devastante terremoto il 4 luglio 1679[36], il cui epicentro si ritiene sia stato localizzato nella gola di Garni[37][38] La maggior parte dei blocchi rimasero sparsi sul sito e fu possibile ricostruirlo alla fine degli anni 1960 riutilizzando fino all'80% del materiale originale.[39]

Viene citato da viaggiatori europei già all'inizio del XVII secolo.[40] Jean Chardin, che visitò l'Armenia prima del terremoto, e James Morier[41] lo descrivono scorrettamente senza averlo visto di persona attraverso il racconto di informatori locali.[13] Secondo il resoconto della visita di Robert Ker Porter i locali lo chiamavano Takht-i Tiridates ("Trono di Tiridate""). Ker Porter lo descrive come: "una confusa pila di bei frammenti, colonne, architravi, capitelli, fregi, tutti mischiati insieme in disordine."[13] Un altro europeo che visità e documentò le rovine fu Dubois de Montpereux, che chiamò la fortezza "Takh Terdat".[13] Nel suo libro del 1839 propose un piano di ricostruzione.[13]

Disegno di Robert Ker Porter della Gola di Garni (pubblicato nel 1821).[42][13] 

Disegno di Robert Ker Porter della Gola di Garni (pubblicato nel 1821).[42][13]

Disegni di Porter delle rovine del tempio, [43] 

Disegni di Porter delle rovine del tempio, [43]

Le rovine del tempio all'inizio del XX secolo (pubblicato nel 1918)[44][45] 

Le rovine del tempio all'inizio del XX secolo (pubblicato nel 1918)[44][45]

Toros Toramanian seduto su un frammento del frontone[46] 

Toros Toramanian seduto su un frammento del frontone[46]

 Una fontana dedicata alla ricostruzione di Sahinian (1978)Ricostruzione

La prima proposta nota di ricostruire il tempio fu fatta dall'archeologo Aleksey Uvarov al quinto Congresso di archeologia russa nel 1880. Propose di spostare le pietre a Tbilisi in Georgia e ricostruirlo lì secondo il piano di de Montpereux.[47] Lori Khatchadourian suggerì che il piano "avrebbe potuto essere considerato come un piano di cooptare il passato romano dell'Armenia per la gloria della Russia, attraverso la rilocazione del suo più iconico monumento nel più vicino centro amministrativo."[47] Il governatore di Erivan non realizzò il piano, citando difficoltà tecniche.[48]

Nelle decadi successive altri studiosi, come Nikoghayos Buniatian, Babken Arakelyan e Nikolay Tokarsky studiarono il tempio.[33] Nel 1909-1911 durante uno scavo condotto da Nicholas Marr, le rovine del tempio furono liberate. Buniatian cercò di ricostruire il tempio negli anni 1930.[48]

Nel 1949 l'Accademia nazionale delle scienze armena iniziò una serie importante di scavi sul sito della fortezza di Garni, condotti da Babken Arakelyan. Lo storico dell'architettura Alexander Sahinian si concentrò sul tempio. Fu solo circa vent'anni dopo che il 10 dicembre 1968 il governo armeno sovietico approvò il piano di ricostruzione del tempio. Un gruppo condotto da Sahinian iniziò i lavori nel gennaio 1969. L'opera fu completata nel 1975,[49] circa 300 anni dopo il sisma del 1679 che l'aveva distrutto.[14][50] Il tempio fu quasi completamente ricostruito usando le pietre originali, eccetto per quelle mancanti per le quali si usarono pietre bianche che fossero facilmente riconoscibili.[48] Nel 1978 fu eretto un monumento a Sahinian nelle vicinanze del tempio.[50]

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«Il solo tempio ellenistico, il magnifico tempio colonnato ionico di Garni fu costruito nel I secolo d.C. e dedicato al dio del sole, Mithra (Mihr in armeno).»
^ Bauer-Manndorff 1981, p. 72. ^ Tananyan 2014, p. 39. ^ Arshag Fetvadjian, Architecture in Armenia, in Vahan Kurkjian (a cura di), A History of Armenia, New York, Armenian General Benevolent Union of America, 1964 [1958], p. 426. ^ Riportato da Kamilla Trever citata in Henry Field e Kathleen Price, Archaeological News, Russia, in American Journal of Archaeology, vol. 54, n. 4, 1950, p. 427, DOI:10.2307/501010. ^ R. D. Wilkinson, A Fresh Look at the Ionic Building at Garni, in Revue des Études Arméniennes, XVI, 1982, pp. 221–244. ^ Russell 1987, p. 270. ^ Peter Balakian, The Burning Tigris, New York, HarperCollins, 2009, p. 29, ISBN 978-0-06-186017-1. ^ Panossian 2006, p. 106. ^ Panossian 2006, p. 42. ^ Hastings, Adrian, Mason, Alistair e Pyper, Hugh (a cura di), The Oxford Companion to Christian Thought, Oxford University Press, 2000, p. 39, ISBN 978-0-19-860024-4. ^ A. E. Redgate, The Armenians, Oxford, Blackwell Publishing, 2000, p. 314, ISBN 978-0-631-22037-4. ^ a b Agop Jack Hacikyan, Basmajian, Gabriel, Franchuk, Edward S. e Ouzounian, Nourhan, The Heritage of Armenian Literature: From the Oral Tradition to the Golden Age, Detroit, Wayne State University Press, 2000, p. 80, ISBN 978-0-8143-2815-6.
«L'obliterazione delle vestigia pagane fu così completa che non è rimasto praticamente alcun resto di tempio o architettura o documento ... La sola eccezione è il tempio di Garni...»
^ Sirarpie Der Nersessian, The Armenians, New York, Praeger, 1969, p. 99.
«The monuments of Garni are the only vestiges of the pagan architecture of Armenia known to us. [...] The most important ruins are those of the temple built during the reign of Trdat I, shortly after ad 66, and which had survived until it was destroyed by an earthquake in 1679.»
^ (HY) Vahagn Grigoryan, Հայաստանի ճարտարապետության պատմության հիմնովին վերանայման խնդիրը [The Problem of Fundamental Revising the History of Armenian Architecture], in Patma-Banasirakan Handes, n. 1, 2014, p. 20. URL consultato l'8 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016). ^ Michael Berman, The Shamanic Themes in Armenian Folktales, Newcastle upon Tyne, Cambridge Scholars Publishing, 2008, p. 34, ISBN 978-1-84718-621-8. ^ a b Tananyan 2014, p. 31. ^ "Il tempio pagano di Garni, dedicato al dio Mihr, costruito da re Tiridate I nel 77 d.C. circa, è il solo edificio ellenistico sopravvissuto" in Nersessian 2001, p. 100 ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Holding ^ a b c Tananyan 2014, p. 32. ^ Robert H. Hewsen, Armenia: A Historical Atlas, Chicago, University of Chicago Press, 2001, p. 62, ISBN 0-226-33228-4.
«un grande edificio in stile ionico, generalmente considerato un tempio è il solo sopravvissuto, e il fatto che nel VII secolo una chiesa fu costruita al suo fianco piuttosto che al suo posto, suggerisce che fu più probabilmente la tomba di un re di Armenia incoronato da Roma, forse Tiridate I (51–60; 63-p. 75) o Sohaimos of Emesa (140–160).»
^ (HY) B.N. Arakelian e G.H. Karakhanian, Գառնի. 1949-1956 պեղումների արդյունքները [Garni. Volume III: Results of excavations of 1949-1956], Yerevan, Armenian SSR Academy of Sciences Publishing, 1962, p. 45. ^ (HY) Tadevos Hakobyan, Երևանի պատմությունը (1500–1800 ԹԹ.) [History of Yerevan (1500-1800)], Yerevan State University Press, 1979, p. 327.
«...երկրաշարժը տեղի է ունեցել 1679 թվականի հունիսի 4-ին։»
^ E. Guidoboni, R. Haroutiunian e A. Karakhanian, The Garni (Armenia) large earthquake on 14 June 1679: a new analysis, in Journal of Seismology, vol. 7, n. 3, Kluwer Academic Publishers, 2003, p. 302, DOI:10.1023/A:1024561622879. ^ Mourad Hasrat'yan, The medieval earthquakes of the Armenian Plateau and the historic towns of Ayrarat and Shirak (Dvin, Ani, Erevan), in Annali di Geofisica, vol. 38, 5–6, Italian National Institute of Geophysics, 1995, p. 721. ^ Lang 1970, p. 146. ^ Khatchadourian 2008, p. 251. ^ James Morier, A second journey through Persia, Armenia, and Asia Minor, to Constantinople, between the year 1810 and 1816, London, Longman, 1818, p. 339–340. ^ Rovine del tempio possono essere viste sul promontorio a sinistra, Porter 1821, p. 624 ^ Porter 1821, p. 627. ^ Strzygowski 1918, p. 13. ^ Foto a colori prima della ricostruzione possono essere vite a (HY) Գառնու տաճարի ավերակները, su charkhchyan.wordpress.com. URL consultato l'8 luglio 2018.. ^ Strzygowski 1918, p. 344. ^ a b Khatchadourian 2008, p. 256. ^ a b c Tananyan 2014, p. 33. ^ (FR) Patrick Donabédian, Les architectes de l’Arm´enie m´edi´evale usaient-ils de dispositifs parasismiques ?, in Revue des Études Arméniennes, 2012, p. 172.
«On pourrait en dire autant du temple antique de Garni, dont une partie des maçonneries a été jetée dans le ravin lors du séisme de 1679 (puis remontée avant sa reconstruction en 1969-75 par Alek‘sandr Sahinyan).»
^ a b (HY) "Գառնի" պատմա- մշակութային արգելոց-թանգարան ["Garni" Historical-Cultural Museum-Reservation], in hushardzan.am, Service for the Protection of Historical Environment and Cultural Museum-Reservations, Ministry of Culture of the Republic of Armenia. URL consultato l'8 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2018).


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