Contesto di Cuba

Cuba, ufficialmente Repubblica di Cuba, è uno Stato insulare nell'America Centrale, posto tra il mar dei Caraibi, il golfo del Messico e l'oceano Atlantico. A nord si trovano gli Stati Uniti e le Bahamas, a ovest il Messico, a sud le isole Cayman e la Giamaica, e a sud-est Haiti.

Di più Cuba

Informazioni di base
  • Moneta Peso cubano
  • Nome originale Cuba
  • Prefisso telefonico +53
  • Dominio Internet .cu
  • Mains voltage 110V/60Hz
  • Democracy index 2.84
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 10985974
  • La zona 109884
  • Lato guida right
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Cuba.
    ...Leggi tutto
      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Cuba.
    Il periodo precolombiano e la dominazione spagnola  Rappresentazione di una donna Taino

    Cuba venne abitata da differenti popolazioni amerindie, tra cui i Taino, i Siboney e i Guanajatabey.

    Dopo lo sbarco del 12 ottobre 1492 sull'isola chiamata "Guanahani" dagli indigeni e ribattezzata poi in San Salvador, Cristoforo Colombo raggiunse con le sue tre caravelle, la Pinta, la Niña e la Santa María, la costa nord-orientale di Cuba, approdandovi il 28 ottobre. Colombo rivendicò l'intera isola cubana per il Regno di Spagna e la chiamò Isla Juana ("Isola Giovanna") in onore dell'allora erede al trono di Spagna Giovanni, Principe delle Asturie.

    Nel 1511 venne fondato da Diego Velázquez de Cuéllar il primo insediamento spagnolo, a Baracoa. Altre città seguirono, tra cui L'Avana, che di lì a poco divenne la capitale. I Taino furono costretti a lavorare come schiavi dentro il sistema della encomienda, simile al feudo nell'Europa medioevale. Le malattie europee a loro sconosciute, aggravate dalle condizioni difficilissime di lavoro imposte dal regime coloniale, causarono il decimarsi della popolazione indigena nel giro di un secolo.

    Nel 1555, L'Avana venne occupata dalla Francia, per poi ritornare alla Spagna dopo un breve periodo, infatti Cuba era un territorio molto ambito dalle potenze europee. Fu fin da subito la colonia più sviluppata e ricca dell'intero Impero Spagnolo.

    Persino l'Inghilterra, durante la guerra dei sette anni, fece un tentativo per conquistare l'isola. Nel 1762 partì da Portsmouth una spedizione di cinque navi da guerra e 4 000 uomini mirata a occupare Cuba. Il contingente arrivò in giugno e pose L'Avana sotto assedio. Quando, dopo due mesi, la città si arrese, l'ammiraglio britannico George Keppel vi entrò come nuovo governatore e prese il controllo della parte occidentale dell'isola. I britannici aprirono immediatamente il commercio con le loro colonie in Nord America e nei Caraibi e venne intensificata la produzione di zucchero. Tuttavia anche l'occupazione britannica ebbe vita breve, sicché dopo poco più di un anno venne siglato il Trattato di Parigi che consegnava all'Inghilterra la Florida e restituiva Cuba alla Spagna. L'opinione pubblica in Gran Bretagna si sentì penalizzata, credendo che la paludosa e disabitata Florida fosse un misero ripiego in confronto alle ricchezze di Cuba.

    Nel 1820, quando gran parte delle colonie in America Latina si ribellarono dando vita a stati indipendenti, Cuba rimase fedele, ma incominciava, inevitabilmente, ad aleggiare l'idea di staccarsi dal Governo centrale.

    Indipendenza dalla Spagna
      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Cuba, Capitaneria generale di Cuba, José Martí, Guerra dei dieci anni e Guerra ispano-americana.
     Bandiera spagnola in uso nella Capitaneria generale di Cuba L'eroe nazionale José Martí, leader dei ribelli cubani

    Nel corso del XIX secolo, a poco a poco, cominciò a crearsi nella borghesia cubana l'insofferenza verso il governo spagnolo e il desiderio di una maggiore autonomia. Si ebbero così alla fine del secolo le cosiddette due guerre d'indipendenza: la guerra dei dieci anni (1868-1878) e la piccola guerra (1879-1880), che furono insurrezioni popolari armate represse nel sangue. Le insurrezioni erano guidate dall'intellettuale José Martí, conosciuto a Cuba come il "Padre della patria".

    Martí, in una lettera al suo amico Gonzalo de Quesada scritta il 14 dicembre 1889, mise in guardia sulla possibilità di un intervento statunitense: "Sulla nostra terra, Gonzalo, grava un altro piano più tenebroso […]: il diabolico piano di forzare l'isola, di farla piombare nella guerra per avere il pretesto per intervenirvi e con il credito di mediatore e garante, tenersela per sé"[1].

    Intervento che di fatto avvenne, nel terzo e decisivo conflitto, la cosiddetta Guerra Necessaria (1895-1898), dove il già debole e impreparato Esercito spagnolo non poté nulla contro i ribelli fiancheggiati dalla Marina americana, che entrò nella guerra nel 1898 usando come pretesto l'affondamento del Maine, accusando la Spagna, rivelatosi a posteriori una falsità. Ebbe così inizio, parallelamente alla guerra d'indipendenza, la guerra ispano-americana.

    Affondamento del Maine
      Lo stesso argomento in dettaglio: USS Maine (ACR-1).
     La corazzata "Maine", allora tra i fiori all'occhiello della Marina americana

    Il 15 febbraio 1898 si teneva all'Avana una grande festa con invitati tutti gli ufficiali della marina americana; a sorvegliare il Maine rimasero solo i soldati semplici e l'equipaggio. All'improvviso una misteriosa esplosione causò la morte di tutte le 255 persone presenti sulla corazzata in quel momento, che affondò. L'opinione pubblica americana, fomentata dalla stampa al grido di "Remember the Maine! To Hell with Spain!" (it: "Ricordate il Maine! All'inferno con la Spagna!")[2], pretese l'intervento a favore dei ribelli nella terza guerra, che era già in atto da due anni, per vendicare il supposto "affronto".

    Gli spagnoli cercarono di cooperare al fine che venissero raccolti gli elementi che provassero la loro estraneità. Una prima commissione di inchiesta statunitense, attivata nel 1898 e presieduta dal capitano William Thomas Sampson[3], concluse anche avvalendosi del parere di esperti della marina e di immersioni di sommozzatori sul relitto, che la detonazione della santabarbara dei proiettili da sei pollici a prua venne causata da una mina esterna, all'altezza della centina 18 (vicina alla prua).[4][5][6][7][8]

    Tra le ipotesi fatte per spiegare l'esplosione ci fu anche un'attribuzione agli americani stessi del sabotaggio, perché fornisse un casus belli all'intervento statunitense a Cuba[9].

    Espansione americana
      Lo stesso argomento in dettaglio: Colonialismo statunitense.

    Gli americani vinsero in tempi molto brevi e con perdite relativamente basse, tanto che la guerra venne definita Splendid little war (it: "Breve splendida guerra"). Il 12 agosto 1898 venne firmato l'armistizio con il quale gli Stati Uniti ottennero dalla Spagna:

    il riconoscimento dell'indipendenza di Cuba che divenne poi protettorato americano; la cessione agli USA di Porto Rico e dell'isola di Guam; l'accettazione dell'occupazione di Manila nelle Filippine, che verranno direttamente acquistate in un secondo momento. I territori del Colonialismo statunitense, in blu i territori permanenti e in celeste i protettorati

    Questi risultati vennero quindi ratificati il 10 dicembre successivo dal Trattato di Parigi. Nello stesso anno gli Stati Uniti avevano acquistato le Isole Hawaii. Infine Panama divenne "indipendente" nel 1903, anch'esso con il sostegno militare degli Stati Uniti, divenendo un altro protettorato americano.

    Protettorato americano (1898-1902)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Protettorato americano di Cuba.
     Bandiera usata dal Protettorato americano di Cuba (1898-1902)

    Dopo la guerra ispano-americana, Spagna e Stati Uniti firmarono il Trattato di Parigi, con il quale la Spagna cedette Porto Rico, Guam e Filippine agli Stati Uniti per la somma di 20 milioni di dollari. Cuba, nel frattempo divenuta "Protettorato americano di Cuba", ottenne l'indipendenza formale dagli Stati Uniti il 20 maggio 1902. Gli Stati Uniti mantennero però il diritto di intervenire negli affari interni e sorvegliare le sue finanze e le relazioni con l'estero. Con l'emendamento Platt, gli Stati Uniti acquistarono la base navale della baia di Guantánamo da Cuba, tutt'oggi americana.

    Formale indipendenza (1902-1933)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Cuba (1902-1959).
     Tomás Estrada Palma, primo presidente di una Cuba formalmente indipendente La nuova bandiera cubana, adottata nel 1902

    Il 20 maggio 1902 nacque così la Repubblica di Cuba, con Tomás Estrada Palma come primo Presidente.
    Palma si ricandiderà nel 1906, elezioni che furono aspramente contestate, a tal punto che si trovò a fronteggiare una rivolta armata di veterani della Guerra di indipendenza che sconfissero le scarse forze del governo. Gli Stati Uniti intervennero rioccupando militarmente Cuba e nominarono Charles Edward Magoon come governatore per tre anni. Gli storici cubani hanno attribuito al governatorato di Magoon l'introduzione della corruzione politica e sociale. Nel 1908 l'autogoverno fu ristabilito quando José Miguel Gómez venne eletto presidente, ma gli Stati Uniti continuarono a interferire negli affari cubani, mantenendo nei fatti il protettorato.

    Nel 1924, Gerardo Machado fu eletto presidente. Gestì il paese in modo dittatoriale, sopprimendo la libertà di stampa e reprimendo l'opposizione. La polizia segreta fu organizzata per esercitare uno stretto controllo sul paese e gli scagnozzi del regime, i porristas, sparavano sulla città, sicuri dell'impunità. La polizia importò a Cuba la "ley de fuga" del dittatore messicano Porfirio Díaz, che permetteva di sparare a un prigioniero che fuggiva, un processo che permise l'eliminazione di molti oppositori scomodi. Alcuni prigionieri vengono addirittura gettati agli squali. La sua dichiarata ammirazione per Benito Mussolini e l'uso di corpi paramilitari protetti dallo stato mentre era al potere lo hanno portato ad essere descritto come un "fascista tropicale" o "Mussolini tropicale".[10] Durante la sua amministrazione, vi fu un aumento del turismo contrassegnato dalla costruzione di ristoranti e alberghi di proprietà statunitense per accogliere l'afflusso di turisti. Il crollo di Wall Street del 1929 fece precipitare il prezzo dello zucchero, causando disordini politici e conseguenti repressioni. Un movimento di protesta studentesco, conosciuto come la "Generazione del 1930", si oppose anche in maniera forte al Machado sempre più impopolare. Uno sciopero generale, e varie rivolte anche armate costrinsero Machado all'esilio nell'agosto 1933. Egli venne poi sostituito da Carlos Manuel de Céspedes y Quesada.

    Nel settembre 1933 una rivolta di militari, capeggiati dal sergente Fulgencio Batista, rovesciò de Céspedes. Un comitato esecutivo di cinque membri (la cosiddetta "Pentarchia" del '33) fu scelto come guida del governo provvisorio. Ramón Grau San Martín fu poi nominato presidente temporaneo.

    Dittatura militare (1933-1959)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Fulgencio Batista.
     Fulgencio Batista, ufficialmente Presidente dal 1940 al 1944 e dal 1952 al 1959. Di fatto dittatore già dal 1933

    Grau si dimise nel 1934, lasciando la strada libera per Batista, che dominò la politica cubana per i successivi 25 anni, attraverso anche una serie di presidenti fantoccio. Dopo essersi candidato con esito negativo per la presidenza nel 1952, Batista mise in atto un Colpo di stato e proclamò illegale il Partito Comunista di Cuba. Aumentò il salario delle forze armate e della polizia (da 67 pesos a 100 pesos e da 91 pesos a 150 pesos, rispettivamente), si concesse un salario annuale superiore a quello del presidente USA (passò da 26400 $ a 144 000 $ contro i 100 000 $ di Truman), sospese il Congresso e consegnò il potere legislativo al Consiglio dei Ministri, abolì il diritto di sciopero, ripristinò la pena di morte (vietata dalla Costituzione del 1940) e sospese le garanzie costituzionali. Gli Stati Uniti riconobbero subito il suo governo come legittimo. Come sottolineò l'ambasciatore USA all'Avana, "le dichiarazioni del generale Batista rispetto al capitale privato furono eccellenti. Furono molto ben accolte e io sapevo senza dubbio possibile che il mondo degli affari fosse parte dei più entusiasti sostenitori del nuovo regime".[11]

    Le riserve monetarie scesero da 448 milioni di pesos, nel 1952, a 373 milioni nel 1958. Il debito del paese passò da 300 milioni di dollari, nel marzo 1952, a 1 300 milioni nel gennaio 1959, e il deficit di bilancio raggiunse gli 800 milioni di dollari.

    Nel maggio 1955, il regime militare creò l'Ufficio per la Repressione delle Attività Comuniste (BRAC), incaricato di "reprimere tutte le attività sovversive".[11] Cuba fu influenzata da quello che era forse il più grande sindacato dei lavoratori in America Latina, che risultò determinante nelle scelte politiche strategiche. I sindacati dei lavoratori supportarono fino alla fine Batista, che resistette al potere fino a quando fu costretto all'esilio nel dicembre 1958, lasciando il posto alla dittatura castrista.

    La rivoluzione e la presidenza di Fidel Castro
      Lo stesso argomento in dettaglio: Rivoluzione cubana, Fidel Castro e Che Guevara.
     Che Guevara e Fidel Castro nel 1961, fotografati da Alberto Korda

    Nel 1950, varie organizzazioni, tra cui alcune sostenendo rivolte armate, hanno lottato per ottenere un cambiamento politico. Dopo un tentativo di insurrezione fallito e un periodo di reclusione, l'avvocato Fidel Castro riorganizzò dal Messico la lotta contro la dittatura insieme con alcuni volontari, tra cui il medico argentino Ernesto Guevara de La Serna, detto "el Che" e l'italiano Gino Donè Paro, detto "el Italiano", unico europeo partecipe alla Rivoluzione.

    L'ambasciatore USA Arthur Gardner espresse la sua opinione su Fidel Castro in un rapporto inviato al Dipartimento di Stato. Il leader del Movimento 26 Luglio era un "gangster" che "andava a impossessarsi delle industrie statunitensi" e "nazionalizzare tutto". In quanto a Fulgencio Batista, «dubito che abbiamo avuto migliore amico di lui». Era necessario quindi "sostenere l'attuale governo e promuovere l'espansione degli interessi economici USA".[11]

    Il giornalista Jules Dubois descrisse il regime di Batista: "Batista ritornò al potere il 10 marzo 1952 e iniziò allora la fase più sanguinosa della storia cubana dalla guerra d'indipendenza, quasi un secolo prima. Le rappresaglie da parte delle forze repressive di Batista costarono la vita a molti prigionieri politici. Per ogni bomba che esplodeva, prendevano due prigionieri dal carcere e sommariamente venivano giustiziati. Una notte in Marianao, un quartiere dell'Avana, si ritrovarono i corpi di 98 prigionieri politici nelle strade, crivellati di colpi".[11]

    La rivoluzione cominciò con la spedizione di 82 persone che, sbarcate sull'isola, affrontarono l'esercito e ripiegarono sui monti della Sierra Maestra per un periodo iniziale di lotta durante il quale cercarono e ottennero il consenso tra la popolazione. Questo permise la costituzione di un piccolo esercito popolare che affrontò quello nazionale attraversando tutta l'isola, fino alla decisiva battaglia di Santa Clara, il 30 dicembre del 1958. La notte di Capodanno del 1959 Fulgencio Batista si dette alla fuga trafugando denaro delle riserve nazionali; il 1º gennaio 1959 le colonne ribelli si diressero alla capitale senza incontrare alcuna resistenza e l'8 gennaio Fidel Castro e i barbudos entrarono trionfanti a L'Avana.

    Verso la fine del 1958 i ribelli avevano conquistato la Sierra Maestra e lanciato un'insurrezione popolare generale. Il 1º gennaio 1959, dopo che combattenti di Castro ebbero catturato Santa Clara, Batista fuggì con la sua famiglia in Repubblica Dominicana. Successivamente andò in esilio sull'isola portoghese di Madeira e infine si stabilì a Estoril, vicino a Lisbona. Le forze di Fidel entrarono nella capitale il giorno 8 gennaio 1959. Il liberale Manuel Urrutia Lleó divenne presidente provvisorio.

    La questione razziale è menzionata per la prima volta in un discorso pronunciato da Castro il 2 marzo 1959, in cui si chiede alla popolazione di eliminare la discriminazione razziale e stabilisce la sua politica di creazione di scuole e posti di lavoro a cui i cubani neri hanno accesso. Da allora in poi, le manifestazioni di razzismo sono state considerate controrivoluzionarie e politicamente condannate dalle autorità. Castro ha iniziato un processo di lavoro politico ed educativo dal 1959 per lo sradicamento del razzismo. Con l'eliminazione di spazi privati come club, spiagge, scuole e ospedali, scomparve anche la possibilità per i proprietari di decidere chi erano i loro membri e di effettuare tali selezioni in base a questioni razziali.[12] Il governo cubano cominciò anche ad arrestare i leader della mafia. Prima di morire, Meyer Lansky ha detto che Cuba "lo ha rovinato". Secondo Enrique Cirulo, uno storico della mafia, Cuba è l'unico paese dove la mafia ha vissuto una caduta così precipitosa.[13]

    Il governo degli Stati Uniti ha reagito inizialmente favorevolmente alla rivoluzione cubana, vedendola come parte di un movimento per portare la democrazia in America Latina. La promulgazione della legge della riforma agraria, che espropriava i latifondi e riuniva in cooperative le piccole aziende, e la nazionalizzazione dell'industria, che privò le imprese statunitensi della proprietà delle raffinerie di zucchero, peggiorarono tuttavia i rapporti. Nel febbraio 1960, Castro firmò inoltre un accordo commerciale con il vicepremier sovietico Anastas Ivanovič Mikojan.

    Nel marzo 1960, Eisenhower approvò un piano della CIA per armare e formare un gruppo di rifugiati cubani per rovesciare il governo di Castro. Gli USA agirono il 16 aprile 1961, quando il presidente John Fitzgerald Kennedy appoggiò uno sbarco armato degli esuli cubani organizzati dagli Stati Uniti sulle coste della Baia dei Porci (ricordato, per l'appunto, come sbarco nella baia dei Porci) per cercare di organizzare la controrivoluzione. Dopo alcuni giorni di combattimento, grazie anche alla mobilitazione popolare a favore della Rivoluzione l'azione armata fallì, e tale fallimento fu la principale causa dell'avvicinamento politico di Cuba all'Unione Sovietica.

    Il 25 aprile 1961 gli Stati Uniti decretarono inoltre un embargo totale verso Cuba, costringendo l'isola a dipendere economicamente dall'Unione Sovietica. L'anno successivo, in piena Guerra fredda, l'installazione di impianti missilistici sovietici sul suolo cubano causò la cosiddetta Crisi dei missili di Cuba, che si concluse con un accordo pacifico tra il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy e il russo Nikita Chruščёv (allora segretario del PCUS).

    Nel gennaio del 1962, su pressione statunitense, Cuba è stata sospesa dall'Organizzazione degli Stati americani (OAS), e nello stesso anno l'OAS ha incominciato a imporre sanzioni contro Cuba di natura analoga per le sanzioni degli Stati Uniti. La crisi dei missili cubani si è verificato nell'ottobre 1962. Nel 1963, Cuba si stava muovendo verso un vero e proprio sistema comunista modellato sull'URSS.

    Negli anni settanta e ottanta le truppe cubane parteciparono a conflitti armati in Africa, a fianco di movimenti di liberazione nazionale, come l'MPLA in Angola (Guerra d'indipendenza dell'Angola e Guerra civile in Angola) o la SWAPO in Namibia (Guerra d'indipendenza della Namibia) nel quadro della più ampia guerra contro il colonialismo portoghese, e di alcuni governi comunisti, inoltre sostennero la lotta della popolazione nera in Sudafrica contro il regime dell'apartheid e secondo alcuni fu proprio la battaglia di Cuito Cuanavale, combattuta dai soldati cubani contro le truppe sudafricane che avevano invaso l'Angola, a indebolire fortemente il regime sudafricano e a portarlo alla sua fine. Altro intervento cubano nel continente africano molto importante fu l'aiuto dato all'Etiopia durante la Guerra dell'Ogaden assieme a Unione Sovietica e Yemen del Sud. In quest'ultimo caso, i capaci reparti militari cubani furono determinanti nel salvare l'Etiopia dall'avanzata nemica aiutandola poi a vincere la guerra contro la Somalia guidata da Siad Barre.

    Fidel Castro ammise i fallimenti delle politiche economiche in un discorso del 1970. Nel 1975 l'OAS revocò le sanzioni contro Cuba, con l'approvazione di 16 Stati membri, compresi gli Stati Uniti, che tuttavia mantennero le proprie sanzioni. Le regole di Castro vennero severamente testate all'indomani del crollo sovietico nel 1991 (conosciuto a Cuba come periodo especial). Il paese ha affrontato una grave recessione economica dopo il ritiro delle sovvenzioni sovietiche da $ 4 miliardi a $ 6 miliardi ogni anno, con conseguenti effetti di carenza di cibo e carburante. Il governo non accettò donazioni statunitensi di cibo, medicine e contanti fino al 1993.

    Inizialmente, alcuni accordi commerciali con la Cina hanno contribuito a mitigare gli effetti della crisi economica; più recentemente, l'istituzione dell'accordo internazionale ALBA (Alianza bolivariana para América Latina y el Caribe) promosso da Cuba e Venezuela nel 2004, e la sua estensione a un numero crescente di stati latino-americani hanno avviato per l'isola caraibica una lenta ripresa degli scambi commerciali e, in particolare, delle importazioni di petrolio.

    Il 31 luglio del 2006 Fidel Castro si dimise dagli incarichi di segretario del Partito Comunista di Cuba, presidente del consiglio di stato, presidente del consiglio dei ministri e capo delle forze armate a causa di gravi problemi di salute. A succedergli fu il fratello Raúl, che il 28 febbraio 2008 venne anche eletto presidente: egli ha effettuato alcune riforme economiche che hanno portato alla liberalizzazione del mercato delle "nuove tecnologie" come DVD, telefoni cellulari, computer e altro. Sono state annunciate altre, come la fusione dei due sistemi monetari cubani, moneda nacional e cuc. È stata lanciata una campagna per il superamento di lentezze burocratiche e inefficienze interne.

    Il 3 giugno 2009, l'organizzazione degli Stati americani ha adottato una risoluzione per porre fine al divieto di 47 anni di appartenenza di Cuba al gruppo. La risoluzione ha dichiarato, tuttavia, che la piena adesione potrebbe essere ritardata fino a che Cuba si sistemi "in conformità con le pratiche, fini e principi dell'OAS". Fidel Castro ha ribadito la sua posizione che egli non era interessato a far parte dell'organizzazione dopo che la risoluzione dell'OAS era stata annunciata.

    Dal 14 gennaio del 2013 i cittadini dello Stato caraibico possono uscire liberamente da Cuba con il solo passaporto senza formalità particolari (come accadeva in passato).[14] Nel 1961 il governo cubano aveva infatti imposto ampie restrizioni sui viaggi per evitare l'emigrazione di massa di persone dopo la rivoluzione del 1959; erano approvati visti di uscita solo in rare occasioni[senza fonte].

    Nel dicembre 2014, sotto la supervisione del presidente USA Barack Obama, colloqui di intermediazioni tra funzionari statunitensi e funzionari cubani hanno portato a un accordo politico per il rilascio di Alan Gross (impiegato della statunitense United States Agency for International Development che da alcuni anni era imprigionato a Cuba con l'accusa di essere una spia al soldo del governo statunitense), di cinquantadue prigionieri politici detenuti nelle carceri cubane e di un non-identificato agente (comunque non cittadino degli Stati Uniti) in cambio del rilascio, da parte degli USA, di tre agenti cubani che si trovavano incarcerati negli Stati Uniti[15].

    Inoltre, mentre l'embargo tra Stati Uniti e Cuba non cesserà immediatamente, sarà attenuato per consentire l'importazione, l'esportazione e un certo commercio tra i due stati. Il 30 giugno 2015 Cuba e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo per la riapertura delle ambasciate nelle rispettive capitali, puntualmente avvenuta il 20 luglio 2015. Il 14 agosto 2015, alla presenza del Segretario di Stato americano John Kerry, centinaia di cubani hanno assistito alla cerimonia dell'alzabandiera statunitense davanti all'ambasciata degli Stati Uniti d'America sul lungomare del Malecon, all'Avana.

    Dopo la morte di Fidel Castro (alla età di 90 anni, nel 2016) è divenuto presidente Raúl Castro, e dopo due anni lo è diventato Miguel Díaz-Canel.

    Il 21 dicembre 2019, quest'ultimo, dopo 43 anni, nomina come Primo Ministro Manuel Marrero Cruz.

    Manifestazioni e scontri
      Lo stesso argomento in dettaglio: Proteste a Cuba del 2021.

    L'11 luglio 2021 migliaia di persone sono scese in piazza a Cuba, in quella che è stata definita la più grande protesta di massa mai vista sull'isola negli ultimi 30 anni. Nel mirino ci sono il presidente della Repubblica Miguel Díaz-Canel e una situazione economica che continua a peggiorare, stretta nella morsa delle sanzioni USA. Si sono registrati scontri con la Polizia nazionale rivoluzionaria, le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Cuba e i supporter del governo (numericamente quasi uguali), scesi in strada per contro-manifestare.[16][17] Pronta è stata infatti la risposta di Diaz-Canel che, mediante un comunicato televisivo, ha chiamato i cittadini fedeli agli ideali della rivoluzione a scendere in piazza per manifestare in difesa di Cuba, con la celebre frase "La orden de combate está dada, a la calle los revolucionarios!" (it. "L'ordine di combattere è stato dato, che i rivoluzionari scendano in piazza!").[18]

    Emblematica fu la semifinale di boxe alle Olimpiadi di Tokyo dove si scontrarono il cubano Julio César la Cruz contro il dissidente cubano naturalizzato spagnolo Emmanuel Reyes Pla. Quest'ultimo, come tutti i dissidenti, si era infatti schierato a favore delle proteste, il cui slogan era "Patria y vida", sulla falsariga del motto nazionale "Patria o muerte". Quando l'incontro finì, con la vittoria di la Cruz, l'atleta festeggiò urlando al pubblico "Patria y vida No! Patria o muerte, venceremos!", manifestando apertamente la sua posizione in merito.[19]

    ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :0 ^ The Spanish-American War (1898), State of Maine: Secretary of State: Bureau of Corporations, Elections, and Commissions. URL consultato l'11 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2008). ^ Official Report of the Naval Court of Inquiry into the loss of the Battleship MAINE (Sampson Board), su SpanAmWar.com, 22 marzo 1898. URL consultato il 22 gennaio 2008. ^ A Few Spaniards Flee; Not Many Accept Free Transportation from Here to Havana on the Panama. Crowds see them Depart – Shouts of Derision Follow the Vessel, Which Is Rumored to Have Munitions of War Aboard – The Seneca Also Sails (PDF), in The New York Times, 21 aprile 1898. URL consultato il 2 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2012). ^ The New United States Battleship "Maine" (PDF), in Marine Engineer and Naval Architect, 1º dicembre 1890. URL consultato il 4 aprile 2012. ^ United States Navy, Annual Report of the Secretary of the Navy (PDF), 1890. URL consultato il 4 aprile 2012. ^ Edward P. McMorrow, What Destroyed the USS MAINE – An opinion, su SpanAmWar.com. URL consultato il 7 aprile 2010. ^ Louis Fisher, Destruction of the Maine (1898) (PDF), The Law Library of Congress. URL consultato l'8 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2009). ^ Larry Rohter, Remember the Maine? Cubans See an American Plot Continuing to This Day, in The New York Times, 14 febbraio 1998. URL consultato il 2 ottobre 2011. ^ (EN) Dinámicas del Cambio Político en Cuba | OtroLunes 36, su otrolunes.com. ^ a b c d 50 verdades sobre la dictadura de Fulgencio Batista en Cuba, su operamundi.uol.com.br. URL consultato il 25 gennaio 2019. ^ https://www.latinorebels.com/2016/03/10/the-deferred-racial-revolution-in-cuba/ ^ https://rollingout.com/2016/11/26/fidel-castro-mixed-legacy-includes-fighting-mafia/ ^ Cuba si apre: i cittadini potranno espatriare senza chiedere il permesso, su ilfattoquotidiano.it, 16 ottobre 2012. URL consultato il 18 dicembre 2014. ^ (EN) Cuba Frees American Alan Gross, Held for Five Years - NBC News, in NBC News. URL consultato il 30 gennaio 2018. ^ Cosa sta succedendo a Cuba: gli scontri, gli arresti e il rischio escalation, su open.online. ^ Cuba. La «rivolta della fame»: il regime accusa gli Usa. Un morto tra i manifestanti, su avvenire.it. ^ Diáz-Canel Bermudez "La orden de combate está dada, a la calle los revolucionarios!" su TeleSur ^ "Patria y vida no, Patria o muerte venceremos" su superdeporte.es
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