Saint-Pierre e Miquelon

Saint-Pierre e Miquelon (in francese Saint-Pierre-et-Miquelon) è un arcipelago dell'Oceano Atlantico settentrionale appartenente amministrativamente alla Francia, della quale costituisce una collettività d'oltremare.

Si trova al largo della costa canadese ed è costituito da 17 isole a sud di Burin, penisola della provincia di Terranova e Labrador, le maggiori delle quali sono quelle di Saint-Pierre e di Miquelon, rispettivamente 19 e 21 km di distanza dalla citata penisola.

Miquelon è l'isola più grande dell'arcipelago; a seguire Saint-Pierre, che tuttavia è la più popolata, ospitando circa l'85% degli abitanti della comunità. La sovranità su una delle isole dell'arcipelago, Île Verte, fu a lungo indeterminata tra Francia e Canada, finché un accordo tra i due Paesi nel 1972 ne sancì l'appartenenza canadese.

Saint-Pierre e Miquelon è uno dei sette terri...Leggi tutto

Saint-Pierre e Miquelon (in francese Saint-Pierre-et-Miquelon) è un arcipelago dell'Oceano Atlantico settentrionale appartenente amministrativamente alla Francia, della quale costituisce una collettività d'oltremare.

Si trova al largo della costa canadese ed è costituito da 17 isole a sud di Burin, penisola della provincia di Terranova e Labrador, le maggiori delle quali sono quelle di Saint-Pierre e di Miquelon, rispettivamente 19 e 21 km di distanza dalla citata penisola.

Miquelon è l'isola più grande dell'arcipelago; a seguire Saint-Pierre, che tuttavia è la più popolata, ospitando circa l'85% degli abitanti della comunità. La sovranità su una delle isole dell'arcipelago, Île Verte, fu a lungo indeterminata tra Francia e Canada, finché un accordo tra i due Paesi nel 1972 ne sancì l'appartenenza canadese.

Saint-Pierre e Miquelon è uno dei sette territori francesi nelle Americhe, l'unico in America del Nord, residuo della Nuova Francia, i cui territori andarono perduti a metà del XVIII secolo durante la guerra dei sette anni.

Le isole furono già scoperte e visitate dai paleoeschimesi,[1] di cui in particolare i groswateriani (800-100 a.C.)[2] e i Dorset (100-900 d.C.).[2] Tra il 1100 e il 1500 circa a.C., gli antenati dei Beothuk si stanziarono presso Anse-à-Henry, sull'isola di Saint-Pierre.[1]

Dalla colonizzazione allo sviluppo dell'arcipelago
Henri-Félix Lamothe, comandante e allora governatore di Saint Pierre e Miquelon, alla fine del XIX secolo 

Henri-Félix Lamothe, comandante e allora governatore di Saint Pierre e Miquelon, alla fine del XIX secolo

La Nuova Francia: dal 1713, in virtù del trattato di Utrecht, perse l'arcipelago di Saint-Pierre-et-Miquelon 

La Nuova Francia: dal 1713, in virtù del trattato di Utrecht, perse l'arcipelago di Saint-Pierre-et-Miquelon

La conquista del Quebec nel 1759 è alla base del trattato di Parigi che nel 1763 restituì Saint-Pierre e Miquelon alla Francia 

La conquista del Quebec nel 1759 è alla base del trattato di Parigi che nel 1763 restituì Saint-Pierre e Miquelon alla Francia

Il giorno di arrivo del navigatore portoghese Faguendes, il 21 ottobre 1520, è spesso designato come data di scoperta dell'isola, ma questa potrebbe essere anteriore e da attribuire a Giovanni Caboto nel 1497. Anche Giovanni da Verrazzano è citato nel 1524 tra gli scopritori. Ad ogni modo, le isole funsero da base per i pescatori normandi, bretoni e baschi del XVI secolo, anche se forse la prima banchina permanente venne realizzata nel 1604.[3] Lì si praticò la caccia alla balena (anche se forse questa attività in Nord America fu avviata forse già da prima dai nativi), in primis la balena franca, la balena della Groenlandia e la balena grigia: la bandiera dell'arcipelago richiama tra l'altro un vascello a caccia dei cetacei.[3]

 Sotto Luigi XVIII fu firmata l'ultima cessione di Saint-Pierre-et-Miquelon in Francia

Nel XVIII secolo, le isole furono tuttavia abbandonate in occasione della ratifica del trattato di Utrecht del 1713 che concesse alla Francia diritto esclusivo di pesca sulla costa dell'isola di Terranova, contrassegnata sulle carte come costa francese di Terranova. Le isole di Saint-Pierre e Miquelon furono poi ufficialmente riassegnate alla Francia durante il trattato di Parigi del 1763. Dopo una sconfitta inflitta dalle truppe americane e francesi, le forze britanniche in Nuova Scozia attaccarono le isole nel 1778 e deportarono la popolazione, compresi i profughi della deportazione acadiana del 1755: l'arcipelago fu tuttavia restituito nuovamente alla Francia con il trattato di Versailles (1783).[3]

Diversi illustri viaggiatori visitarono più avanti l'arcipelago ancora molto sottosviluppato, tra cui il geografo Jean-Dominique Cassini nel 1768 e lo scrittore francese Chateaubriand nel 1791, il quale immortalò l'arcipelago nelle Memorie d'oltretomba.[3]

Durante la Rivoluzione francese, la comunità acadiana lasciò improvvisamente l'isola di Miquelon per rifugiarsi nelle isole della Maddalena, mentre la guarnigione repubblicana a Saint-Pierre dovette abbandonare le proprie postazioni in virtù di un nuovo attacco britannico accaduto nel 1793. Fu solo con la Restaurazione di Luigi XVIII che il Regno Unito (di cui la Nuova Scozia figurava ancora come colonia) dovette abbandonare definitivamente le isole di Saint-Pierre e Miquelon.[3]

Sviluppo moderno e prima prosperità della colonia

Tra i celebri visitatori dell'epoca che raccontarono e studiarono la vita della piccola colonia di pescatori francese, nell'ultimo pezzo di territorio della vecchia Nuova Francia che divenne un avamposto di ridotte dimensioni sulla strada per il Nord America, si possono citare il conte Arthur de Gobineau, diplomatico e scrittore, intorno al 1850, nonché il dottor Albert Calmette, di stanza presso l'arcipelago dal 1888 al 1890. Durante la seconda metà del XIX secolo, il sito visse una crescita economica significativa grazie alla pesca al merluzzo.

A partire dal 1869, funse da tappa intermedia per le comunicazioni telegrafiche passanti dal cavo sottomarino tra la Francia (Brest-Petit Minou poi Brest-Déolen) e gli Stati Uniti (penisola di capo Cod).[4] L'arcipelago visse un periodo di particolare spessore durante il proibizionismo negli Stati Uniti poiché, a causa del suo status di colonia francese, la legge americana (il Volstead Act) non era lì applicabile: dal 1919 al 1933 il traffico di alcolici, vini francesi e whisky, contrabbandati lungo le coste canadesi e americane da golette o motoscafi (rum runners) costruiti in Canada e guidati da Saint-Pierrais raggiunse l'apice.[5] Fino al 1933, quando il divieto fu revocato, fino a 300 000 casse di alcol passavano attraverso l'arcipelago nell'arco di dodici mesi. Il legno delle casse di liquori abbandonate veniva utilizzato come combustibile e per la costruzione di molte case, tra cui la villa Cutty Sark, interamente ricavate da casse dell'omonimo whisky.[6] Negli anni 1970 si poteva ancora vedere a Saint-Pierre un capannone rivestito di assi di casse di alcol e champagne francesi.

I marinai di Terranova ricevevano le bevande alcoliche in delle casse, dopodiché le spostavano in sacchi di iuta e tenevano da parte la legna per i più disparati scopi. In caso di intercettazione di un'imbarcazione condotta da contrabbandieri da parte della guardia costiera americana, bastava gettare i sacchi in mare dal lato della nave opposto a quello verso il quale stavano avanzando le forze di polizia. Poiché essi iniziavano a fluire verso la costa trascinati dalla corrente, si intuiva come, quando l'equipaggio di controllo saliva a bordo, non vi era traccia di merci illegali. Il carico veniva in alcuni casi perso, ma salvava i trasgressori dalle severe sanzioni previste. Il rischio di essere arrestati faceva parte del costo della spedizione e giustificava il prezzo sbalorditivo pagato dai destinatari. Ciò spiega anche la proliferazione di bevande contraffatte forse più economiche di quelle realmente provenienti dall'Europa.[5]

Seconda guerra mondiale

Nel corso della seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio del 22 giugno 1940 e la parziale occupazione della Francia da parte dei tedeschi, l'amministrazione di Saint-Pierre e Miquelon rientrò sotto il controllo del Governo di Vichy.

Il governatore locale Gilbert de Bournat dovette negoziare con le autorità degli USA per ottenere alcuni sussidi finanziati dalle riserve auree francesi. Questi fu incaricato dal suo diretto superiore, l'ammiraglio Georges Robert, nominato nel settembre 1939 alto commissario per il teatro bellico dell'Atlantico occidentale, con autorità a Saint-Pierre e Miquelon, Martinica, Guadalupa e la Guyana francese.

In contemporanea, il vicino Canada aveva preparato, con l'approvazione di Washington, un piano di atterraggio per occupare l'arcipelago. Furono proposti diversi pretesti, comprese trasmissioni radiofoniche che trasmettevano propaganda di Vichy:[7] alcuni sospettarono persino che tale stazione radio aiutasse gli U-Boot tedeschi presenti sulle rive di Terranova.[7] Il primo ministro canadese William Lyon Mackenzie King scelse alla fine di non portare in atto tale piano, ragion per cui il progetto si arenò.

Per ordine del generale Charles de Gaulle fuggito a Londra, il vice ammiraglio Émile Muselier organizzò, nonostante il suo disaccordo, lo sbarco a Saint-Pierre e Miquelon all'insaputa e contro il parere delle autorità statunitensi e canadesi,[7] sebbene avendo ottenuto prima il placet da Winston Churchill.[7] Il caso del 24 dicembre 1941 ha fatto versare molto inchiostro agli storici e cristalizzò la diffidenza di Franklin Delano Roosevelt verso De Gaulle. Il vice ammiraglio Muselier organizzò un plebiscito per chi fosse favorevole ad unirsi alla Francia libera:[7] Saint-Pierre e Miquelon fu una delle prime terre francesi a unirsi alla Francia libera.[8]

Alla chiamata alle armi risposero 383 uomini, 56 donne e 36 minorenni, molti dei quali si imbarcarono sui mezzi delle forze navali della Francia Libera.[9] Nel giugno 1942, durante il siluramento da parte di un sottomarino tedesco della corvetta Mimosa, 17 dei 65 membri dell'equipaggio dispersi (si contarono solo quattro superstiti) provenivano dall'arcipelago.[9] Il 6 giugno 1944, tra i 177 fucilieri che sbarcarono in Normandia, sotto gli ordini del capitano di corvetta Kieffer, e che furono gli unici francesi a sbarcare in quella giornata, figurava il quartiermastro Saint-Pierrais René Autin (1921-1960) originario dell'arcipelago, il quale condusse gli uomini verso la terraferma.

Storia recente e integrazione alla Repubblica francese

All'indomani del conflitto globale, l'ex colonia divenne un territorio d'oltremare (TOM) nel 1946.

Il 3 gennaio 1960, undici dei quattordici membri del Consiglio Generale, nonché il senatore Henri Claireaux, si dimisero per denunciare le difficoltà economiche create dall'introduzione del nuovo franco francese.[10]

Il generale de Gaulle avrebbe mostrato la gratitudine all'arcipelago per il ruolo da lui ricoperto nell'assistenza alla Francia libera con una visita tenutasi il 20 luglio 1967 a bordo dell'incrociatore Colbert, dopodiché fece volta per il Québec. Fu una delle uniche quattro visite di un capo di stato francese in loco: le altre risultano ad oggi quella di François Mitterrand nel 1987, di Jacques Chirac nel 1999 e di François Hollande nel 2014.

Il 19 luglio 1976, il territorio procedette verso un maggiore assorbimento alla Repubblica e divenne dipartimento d'oltremare (DOM),[11] prima di acquisire lo status di collettività territoriale con la legge n. 85-595 dell'11 giugno 1985. La revisione costituzionale del 28 marzo 2003, con la quale è nata la generica categoria delle collettività d'oltremare (COM), includeva anche Saint-Pierre-et Miquelon. Il suo stato attuale è stabilito nel codice generale degli enti locali dalla legge organica n. 203 del 21 febbraio 2007.

Tradizionalmente, Saint-Pierre-et-Miquelon rappresentava un importante interesse economico a causa dei diritti di pesca legati alla zona economica esclusiva vasta 200 miglia nautiche. La divergente interpretazione di Francia e Canada sull'applicazione di tale regola di diritto internazionale ha dato luogo, a partire dal 1988, a dei dissapori, scoppiati con il fermo del peschereccio Croix-de-Lorraine da parte dei canadesi.[10]

A seguito dell'arbitrato internazionale senza appello di New York nel 1992, la zona marittima attribuita all'arcipelago è limitata alla zona economica esclusiva di 12 miglia nautiche ad est, 24 miglia nautiche ad ovest, e un corridoio lungo 200 miglia nautiche da 10 di larghezza, orientato da nord a sud.[10]

Il Cap Blanc, immatricolato presso l'arcipelago e partito il 1º dicembre 2008 dal porto di Argentia con 204 tonnellate di cloruro di calcio, funzionale allo scioglimento della neve, si rovesciò e affondò il 2 dicembre a 80 km dalla costa di Saint-Pierre in acque territoriali canadesi. Quattro marinai a bordo dell'imbarcazione, tutti originari delle isole francesi, furono poi indicati come dispersi.[12]

^ a b (EN) IBP USA, St. Pierre & Miquelon Country Study Guide Volume 1 Strategic Information and Developments, Lulu.com, 2002, p. 21, ISBN 978-0-7397-4438-3. ^ a b (FR) Arch, su arche-musee-et-archives.net. URL consultato il 16 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2013). ^ a b c d e (EN) Saint-Pierre and Miquelon, su Encyclopedia Britannica. ^ Gerolamo Boccardo e Stefano Pagliani, Supplemento alla sesta edizione della Nuova enciclopedia italiana, Unione topografico-editrice, 1891, p. 875. ^ a b (EN) Ellen NicKenzie Lawson, Smugglers, Bootleggers, and Scofflaws: Prohibition and New York City, SUNY Press, 2013, p. 68, ISBN 978-1-4384-4815-2. ^ (FR) Bruno Fuligni, Folle Histoire. Les aventuriers des îles, Éditions Prisma, 2016, p. 67. ^ a b c d e (EN) Martin Thomas, Deferring to Vichy in the Western Hemisphere: The St Pierre and Miquelon Affair of 1941, in The International History Review, vol. 19, n. 4, Taylor & Francis, Ltd., novembre 1997, pp. 809-835. ^ Jean-Baptiste Duroselle, Storia diplomatica dal 1919 ai nostri giorni, a cura di Pietro Pastorelli, Milano, LED Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto, 1998 [1993], p. 346, ISBN 88-7916-103-2. ^ a b (FR) Marie-Paule Vidal, Le destin tragique de la corvette Mimosa, su la1ere.francetvinfo.fr, 14 giugno 2018. URL consultato il 16 marzo 2021. ^ a b c (EN) Ted L. McDorman, The Canada-France Maritime Boundary Case: Drawing a Line Around St. Pierre and Miquelon, in The American Journal of International Law, vol. 84, n. 1, Cambridge University Press, gennaio 1990, pp. 157-189, DOI:10.2307/2203018. ^ (EN) Testo originale della disposizione legislativa, su legifrance.gouv.fr. URL consultato il 16 marzo 2021. ^ (EN) Martin Leduc, Cap Blanc sinks, su dieselduck.info, 3 dicembre 2008. URL consultato il 16 marzo 2021.
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